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Memoria

Quegli anni di grazia al fianco dell’arcivescovo Tettamanzi

Nel settimo anniversario della morte (5 agosto 2017) ricordiamo il Cardinale attraverso le parole di monsignor Angelo Pirovano, suo stretto collaboratore quando fu Segretario generale della Cei (1991-1995): una stagione fondamentale nel cammino che l’avrebbe condotto nel 2002 alla Cattedra di Ambrogio

di monsignor Angelo PIROVANO Prevosto e Decano di Erba

5 Agosto 2024
Monsignor Angelo Pirovano (a sinistra) accompagna il cardinale Dionigi Tettamanzi da papa Giovanni Paolo II in occasione della consegna del Pallio di Arcivescovo di Milano (Castel Gandolfo, 24 settembre 2002)

Se fosse stato ancora tra noi, lo scorso 14 marzo il cardinale Dionigi Tettamanzi avrebbe compiuto 90 anni. Il 5 agosto ricorrono 7 anni dalla morte, avvenuta nella sua abitazione presso Villa Sacro Cuore di Triuggio, dove si era ritirato verso la fine dell’estate 2011, dopo l’accettazione da parte di papa Benedetto XVI della sua rinuncia alla sede arcivescovile di Milano.

Vorrei offrire una breve testimonianza su un periodo non lungo della sua vita, quattro anni e pochi mesi, forse meno conosciuto rispetto ad altri. Mi riferisco al suo incarico di Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, dal 14 marzo 1991 (giorno del suo 57° compleanno) fino alla nomina ad Arcivescovo di Genova il 20 aprile 1995 e all’ingresso in quell’Arcidiocesi il 18 giugno successivo.

La richiesta a Martini

Di quegli anni ho avuto il dono – ripagato con l’intensità dell’incarico – di essere testimone come suo segretario, vivendo nella stessa sua abitazione all’ultimo piano della sede Cei. Egli aveva preferito non portare con sé un sacerdote dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, di cui era Arcivescovo da meno di due anni, a motivo del numero esiguo di sacerdoti. Si era pertanto rivolto al cardinale Carlo Maria Martini – che lo aveva ordinato vescovo il 23 settembre 1989 -, chiedendo di destinargli un sacerdote milanese, e specificatamente me, che all’epoca svolgevo il ministero nel Seminario di Venegono Inferiore.

Un periodo intenso di grazia

Come definire quegli anni? Se si prendesse per riferimento la quantità è innegabile come siano stati anni di grande intensità; c’è un elenco, incompleto, di oltre 150 suoi interventi, che spaziano dagli articoli alle omelie, dalle conferenze e relazioni ai messaggi, dagli scritti alle interviste; ci sono anche 7 libri pubblicati in quegli anni. Se solo si allarga lo sguardo dalla quantità alla qualità, si apre uno scenario nuovo: sono stati anni di grande grazia, che mostrano come dal professore del Seminario, passando attraverso l’esperienza della Segreteria generale della Cei, sia nato il pastore che ha servito, dopo la Chiesa di Ancona-Osimo, le Chiese di Genova e di Milano.

In occasione della Giornata mondiale della Gioventù a Denver (agosto 1993), monsignor Tettamanzi con il cardinale Ruini e il cardinale Martini (alle cui spalle si intravede monsignor Pirovano)

Un Vescovo con una parola per tutti

Gli anni 1991-1995 sono stati determinanti in questo cammino, toccando diverse dimensioni: spirituale, pastorale, sociale, politica, culturale, familiare… Sempre disponibile a incontrare vescovi, sacerdoti, consacrati e laici che si rivolgevano a lui, l’arcivescovo Tettamanzi sapeva offrire a tutti una parola di orientamento, un consiglio, un incoraggiamento, un gesto di solidarietà, un segno di attenzione. Per ogni situazione egli sapeva trovare la parola giusta e, ancor più, la scelta opportuna. Egli fu disponibile a incontrare tutti, dai più grandi ai più piccoli: dall’ultimo segretario della Democrazia Cristiana, l’onorevole Mino Martinazzoli (ricevuto il giorno dopo la sua elezione), all’umile cappuccino “Frate Indovino”; da Madre Teresa di Calcutta ai bambini dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, in occasione della Giornata per la Vita; e tantissimi altri.

Uno sguardo ai giovani, ai malati, alla famiglia e ai giornalisti

L’incarico di Segretario generale della Cei lo condusse in varie parti d’Italia – non c’è regione dove non sia stato – per convegni e celebrazioni, e anche all’estero, compresi i tre viaggi per le Giornate mondiali della Gioventù del 1991 a Częstochowa, del 1993 a Denver e del 1995 a Manila. Nella nostra Diocesi ritornava soprattutto in occasione del Natale e della Pasqua, e per qualche celebrazione.

Al Segretario generale facevano capo gli uffici nazionali della Cei. Durante il suo mandato ne furono istituiti due nuovi: per la pastorale giovanile e per la pastorale della salute. Un suo vivo desiderio, che si concretizzò nell’Assemblea generale dell’Episcopato italiano del 10-14 maggio 1993, fu il Direttorio di Pastorale Familiare, che vide la luce il 25 luglio 1993 anche con la collaborazione di monsignor Mario Spezzibottiani.

Al termine di ogni Assemblea generale e Consiglio permanente della Cei, era compito del Segretario generale presentare alla stampa il documento finale, alla cui stesura l’arcivescovo Tettamanzi si dedicava personalmente. Aveva anche introdotto la consuetudine di aggiungere un suo testo personale, in cui affrontava con i giornalisti uno degli argomenti d’attualità.

Durante il suo mandato fu richiesto di diverse collaborazioni con la Santa Sede, alle quali mai si sottrasse, nonostante vi fossero situazioni di sovraccarico di lavoro. Egli ne usciva sempre, anche nei momenti di maggiore preoccupazione, con la sua serena amabilità.

Un lapsus profetico

Con la sua nomina ad Arcivescovo di Genova terminò il mio incarico con lui, ma non i momenti di incontro e talvolta anche di collaborazione, da lui richiesta esclusivamente in occasione delle sue visite a Roma. Uno dei molti incontri avvenne nell’ottobre 2001, durante uno dei tanti Sinodi dei Vescovi ai quale egli partecipò. Egli fu invitato a pranzo da un Cardinale in Vaticano, invito che raggiunse anche me e un altro sacerdote. A un certo punto dell’incontro conviviale, il Cardinale che ci ospitava si mise a ripercorrere l’episcopato del cardinale Tettamanzi, utilizzando l’immagine di un cerchio: da Milano era giunto ad Ancona, per poi passare a Roma e quindi proseguire per Genova e Milano. Tra i commensali scese un silenzio imbarazzato, a motivo del lapsus in cui quel Cardinale era incorso. Terminato il pranzo, mentre lo accompagnavo alla sua dimora romana, il cardinale Tettamanzi con me ritornò per un attimo sull’argomento, mostrandosi sorpreso. Mai lapsus fu così profetico, perché l’11 luglio dell’anno seguente fu pubblicata la sua nomina alla sede di Milano.