Quante volte entrando in una chiesa, piccola o grande che fosse, durante una celebrazione liturgica ci siamo stupiti di come tutto l’ambiente fosse illuminato, quasi più che fossimo in un’arena bagnata dalla luce del sole. Questa sensazione ha con sé un quesito: come nel corso dello svolgersi della celebrazione il nostro corpo assume differenti posture – eretti, seduti, inginocchiati, ancora eretti e infine seduti – e movimenti, perché anche la luce artificiale non può contribuire a far cogliere i differenti passaggi tra i momenti della Santa Messa?
L’aula liturgica è fatta anche per accogliere il pubblicano che si tiene all’ombra della colonna, mentre dal suo cuore sgorga preghiera, pur in assenza di celebrazioni comunitarie. Talvolta è necessario che, in particolari contesti storici artistici di cui le chiese sono manifesti superstiti – pensiamo ai corredi musivi paleocristiani -, è pur vero che si rende indispensabile avere una luce diffusa e indistinta che, se permette di vedere i particolari di tali opere, rispetta materia e colori delle stesse.
Parlare di luce in ambito ecclesiale è parlare dell’Annuncio della Resurrezione. La splendida celebrazione vigiliare nella notte del Sabato Santo è un tripudio di immagini legate alla luce: si pensi alla benedizione del nuovo fuoco acceso sul sagrato, all’accensione da questo del Cero e dei candelabri, del turibolo e, in particolare al popolo che segue la colonna di fuoco con la propria candela accesa in mano; all’accendersi graduale delle lampade dentro l’aula fino allo sfavillio completo allorquando il Presbitero grida il triplice annuncio che le porte degli inferi sono state divelte dal Cristo risorto.
Il programma
Lunedi 11 novembre, nella Curia arcivescovile di Milano (vedi qui la locandina) l’Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi milanese, in collaborazione con la Consulta per i Beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale lombarda, ha organizzato una mattinata di incontro tecnico sul tema per rispondere alle domande dei parroci e dei tecnici da questi incaricati.
Il programma prevede, dopo i saluti istituzionali del Vicario alla Cultura e del Direttore generale di A2A, gli interventi dell’arcivescovo Mario Delpini; di padre Andrea dall’Asta sj e a seguire la presentazione di tre progetti illuminotecnici realizzati in ambienti differenti tra loro: la rinnovata illuminazione della Cappella Ossario all’interno della chiesa milanese di San Bernardino; l’illuminazione, anche narrativa, del Polittico della Basilica di Treviglio da poco posto in un ambito specifico a esso dedicato; l’illuminazione del Santuario di san Pietro Martire a Seveso.
Seguirà l’intervento del professor Mario Nanni di Bologna, notissimo progettista e ideatore di corpi illuminotecnici, proprio sul tema della luce della preghiera. Oltre alle fin troppo note realizzazioni in ambito civile è suo il recentissimo progetto per il complesso delle “sette chiese di Santo Stefano” a Bologna, nate attorno alla riproposizione di quella di Gerusalemme, trasformazione di un tempio pagano, nei primi secoli dell’era cristiana.
All’architetto Marcello Pianosi, membro della Commissione diocesana di Arte sacra, è lasciato il compito di illustrare un piccolo manuale, promosso dalla Diocesi e edito da Itl Libri, che vuole essere di ausilio ai sacerdoti e ai loro tecnici nel momento in cui debbono affrontare il tema della revisione degli impianti luce delle aule liturgiche.
All’incontro la Consulta lombarda degli Ordini degli Architetti ha riconosciuto i crediti formativi, con le usuali modalità note ai professionisti. È altresì obbligatorio, per tutti, iscriversi tramite il sito dell’Ufficio Beni culturali della Arcidiocesi.