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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Vita consacrata

Professione perpetua per quattro religiose del Myanmar

Sono dedite a carità, lavoro e preghiera le novizie delle Suore della Riparazione che prenderanno i voti nella celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo sabato 9 settembre alle 10.30 in Sant’Ambrogio

di Cristina CONTI

5 Settembre 2023
Sorella Augusta Nga Mar

Mettersi a servizio di Dio, fare del bene per le altre persone, aiutare chi si trova in difficoltà. Sono solo alcune delle motivazioni che spingono quattro giovani sorelle delle Suore della Riparazione, Augusta Nga Mar, Helen Phyu Mar Wai, Josephine Ja Doi e Judith Kanan a prendere i voti perpetui sabato 9 settembre alle 10.30 nella Basilica S. Ambrogio nella celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Mario Delpini (vedi qui il libretto liturgico).

«Si tratta delle nostre sorelle più giovani. Provengono tutte dal Myanmar e hanno deciso di abbracciare il nostro carisma», spiega madre Maria Beretta, responsabile della Casa generalizia. Fondato nel 1859 da padre Carlo Salerio e da Maria Carolina Orsenigo, una donna che ha dedicato tutta la sua via alla formazione delle religiose e delle fanciulle, l’Istituto è presente in Myanmar dal 1895 e ha come elemento caratterizzante la riparazione: risvegliare nel cuore dell’uomo il senso del divino, attraverso l’aiuto concreto ai bisognosi.

La prima missione affidata alle Sorelle fu l’educazione della gioventù con la scuola del convento San Giuseppe che ben presto divenne una delle migliori in Myanmar, frequentata da alunni di ogni etnia e senza distinzione di fede religiosa. Nelle città le Suore si dedicarono all’attività educativa, aprendo scuole, collegi e opere assistenziali per bambini orfani o bisognosi. Sui monti di dedicarono alla catechesi degli adulti e dei bambini, all’insegnamento elementare e ai dispensari. Il Noviziato venne aperto nel 1921. «Ha dato e dona ancora oggi all’Istituto e alla Chiesa molte Riparatrici formate secondo lo spirito dei venerati fondatori», aggiunge madre Beretta.

Sorella Josephine Ja Doi

Una vocazione difficile, in una società in cui troppo spesso la guerra e l’egoismo hanno la meglio. «Ho deciso di farmi suora dopo un fine settimana organizzato dalla mia parrocchia a cui erano state invitate le Suore della Riparazione per condividere la loro fede e il loro servizio apostolico», racconta sorella Josephine Ja Doi. Vedendo la loro premura, ha iniziato a interessarsi alla congregazione. «Ci sono state molte resistenze da parte della mia famiglia, ma la voce dello Spirito è stata più forte. Ho scoperto la bellezza della vita fraterna e in essa mi sento ancora oggi sostenuta e accompagnata», aggiunge.

Una decisione combattuta all’inizio anche per sorella Augusta Nga Mar. «Da ragazza frequentavo la Chiesa con piacere, partecipando alle attività che vi si svolgevano. All’inizio è stata dura. Ma la grazia di Dio mi ha aiutato. Trovo gioia nel servire, guidare e difendere le persone che non hanno voce o che sono oppresse ed emarginate. Sento che Dio mi chiama a continuare la sua opera su questa terra e questo per me è un dono inestimabile».

Sorella Helen Phyu Mar Wai

Aiuto al prossimo, soprattutto se indifeso. Anche sorella Helen Phyu Mar Wai si è sentita attratta da questo aspetto. «Ho 33 anni e, mentre vivevo nella “Casa delle ragazze”, osservavo le suore che si dedicavano alle persone bisognose e mi stupiva vederle in adorazione davanti alla Santa Eucarestia. Ho pensato che anch’io avrei potuto condividere i miei talenti per aiutare con loro chi si trova in difficoltà. Non ho grandi capacità, ma spero che il Signore che mi ha chiamato mi dia le grazie di cui avrò bisogno», spiega.

Sorella Judith Kanan

La gioia nell’adorazione eucaristica e il dono generoso di sé sono state importanti nella scelta vocazionale di sorella Judith Kanan. «Da giovane mi piaceva prendermi cura dei bambini. Ho fatto diverse attività apostoliche e mi sono dedicata agli infermi. Ho scoperto che è bello aiutare gli altri con generosità. Darò la mia vita al Signore e servirò il suo popolo nella missione che mi verrà assegnata».