«Siete da oggi chiamate a un impegno di generosità che non dimentica il passato, ma ne fa tesoro nella nuova consacrazione al Signore». Nella Cappella feriale del Duomo il cardinale Scola si rivolge così alle quattro candidate – Angela, Giovanna. Maria Rosa e Vitantonia – che quest’anno hanno scelto di entrare nell’Ordine Ambrosiano delle Vedove. Attorno a loro molte delle 40 consorelle che conta oggi l’Ordo e i parenti, i figli gli amici. Insieme per un giorno importante, sottolineato dal Rito della benedizione delle vedove inserito nella celebrazione eucaristica.
Nella sua omelia l’Arcivescovo parla del significato di una tale donazione al Signore, «forma speciale di verginità consacrata, ripresa in epoca recente dal cardinale Martini e formalizzata dal successore Tettamanzi, ma nata da un’esperienza antica di epoca santambrosiana, radicata nell’appassionato insegnamento del nostro grande padre Ambrogio sulle vergini e le vedove».
E di fronte a donne comunque segnate dal dolore per la perdita del marito, del compagno di un’intera esistenza, il pensiero del Cardinale va anche con delicatezza alla letizia cristiana, anche nella sofferenza. «La perdita di vostro marito – nota – non è “per sempre”, è una trasformazione del rapporto che avevate con lui. Nessuno può possedere un altro in modo assoluto, ma solo all’interno del progetto salvifico di Dio. Occorre per voi fare un “salto di qualità”, scegliendo in forma specifica e positiva di vivere una condizione di verginità consacrata che non viene, tuttavia, meno a nessuno dei doveri che avete verso la famiglia. Una condizione che non lascia in nessun modo cadere il rapporto di amore con il marito, i figli, i nipoti. Marito che ritroverete e con il quale state già approfondendo una nuova dimensione di sponsalità». Poi l’aupicio: «Portate a tutti la bellezza e l’importanza di questa consacrazione nel contesto della nostra Santa Chiesa e vivete questo anticipo di risurrezione in un rapporto personale e comunitario, autentico e autenticamente verginale con Gesù».
Al termine, il rito della benedizione con la monizione, l’interrogazione delle quattro candidate, le litanie dei Santi, la benedizione e l’imposizione dello stesso anello nuziale ricevuto il giorno del matrimonio come pegno di amore e fedeltà coniugale, posto all’anulare di ciascuna candidata dal Cardinale, la benedizione della croce. E alla fine la festa tra le consorelle, qualche lacrima e l’emozione delle quattro nuove consacrate che insieme raccontano di come il Signore abbia tracciato per loro un cammino di esistenza forse inatteso, «ma splendido di promesse e frutti».