I sapienti, i tribolati, gli infelici della terra e i «giovani, i devoti, i cercatori di Dio». Insomma, tutti quelli che, per diverse ragioni, interrogano Dio per sapere perché credere, per «capire il senso del proprio soffrire», perché «Dio non si fa trovare». Nella Messa votiva dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria nella IV Domenica dell’Avvento ambrosiano, da lui presieduta in Duomo e concelebrata dai Canonici del Capitolo della Cattedrale, l’Arcivescovo parla del senso del nostro rapporto con il Signore, sospesi, come siamo, noi cristiani del terzo millennio, tra egoismi, infelicità e la superficialità di crederci creatori della nostra vita tanto da domandare all’unico Creatore le ragioni «del suo operare».
Dopo i solenni Dodici Kyrie ambrosiani e il gesto dell’offerta di un bouquet di fiori e di un cero che monsignor Delpini accende ai piedi di una preziosa icona della Madre di Dio – posta per l’occasione in altare maggiore -, il saluto introduttivo di monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo, richiama il significato della festa mariana, in cui ricorre anche la Giornata dell’Adesione dell’Azione Cattolica, l’associazione laicale alla quale è iscritta anche la famiglia che poco prima ha offerto l’omaggio alla Madonna. Tra i tanti fedeli riuniti in Duomo – molti anche gli stranieri – non mancano, come spesso accade per l’Immacolata, gli ospiti e gli operatori di Casa Betania dell’Opera di Fratel Ettore, salutati alla fine della messa dall’Arcivescovo che, nella sua omelia, delinea una precisa immagine del presente.
Quelli che chiedono ragione a Dio
L’oggi degli «intelligenti che hanno approfondito tutti i misteri della storia», e che chiedono al Signore «perché il mondo è così rovinato e la storia così sbagliata», ma anche di chi soffre, di chi cerca Dio, ma rimane arido, e che domanda perché e, persino, degli «uomini di affari, dei mercanti, degli impresari» che, magari, «fanno offerte per le chiese e per le opere di bene» e si aspettano quindi, di essere garantiti nel «buon esito dei loro affari». Domande e richieste comunque inutili, suggerisce monsignor Delpini, tanto che «i sentieri di coloro che si fanno avanti e si presentano a Dio per discutere con lui si interrompono presto. Si intrattengono con gli idoli che si trovano lungo la strada e discutono e chiedono una parola a ciò che non può parlare».
E poi ci sono quelli «che non si fanno nemmeno avanti, che non hanno domande da fare a Dio, né proteste, né proposte. Il popolo immenso degli indifferenti, ha altro da fare, ha progetti da realizzare, cerca il divertimento e lo svago. Non sono interessati a Dio. Forse hanno il vago sospetto che se pensassero a Dio, dovrebbero cambiare progetti e stili di vita e distinguere il bene e il male: tutte questioni imbarazzanti e anche un po’ noiose e inutili».
Discepoli come Maria
Eppure, «mentre gli uomini smarriti si inoltrano in sentieri che non portano da nessuna parte, ecco che Dio si commuove per la loro sorte e va lui a cercare l’uomo e lui interroga, chiede conto all’uomo e alla donna di quello che hanno compiuto nel giardino. Dio si commuove per la sorte dei suoi figli e manda Gabriele, il messaggero affidabile, perché sia annunciata a Maria la grazia, la gioia, la salvezza».
Per questo «nel contemplare e celebrare la Piena di grazia celebriamo la disponibilità a ricevere, piuttosto che la pretesa di dare; celebriamo il silenzio di Maria che ascolta, piuttosto che la presunzione di chi vuole insegnare a Dio; celebriamo la gioia di rispondere alla vocazione, piuttosto che l’illusione di vivere e costruirsi da noi stessi». Da qui la conclusione. «Ecco come vorremmo essere tutti noi: discepoli che, con Maria, cantano la gratitudine e lo stupore, accolgono l’annunciazione e vivono la vocazione desiderando il compimento».
Alla fine del Pontificale l’Arcivescovo rivolge ancora un pensiero alla situazione di conflitto in atto e ai cristiani «che vivono nelle terre in cui Maria è nata, perché in questi momenti così complicati per il Medio Oriente ci sia una parola di pace e propositi di convivenza». Non mancano un richiamo e una speciale benedizione per l’Azione Cattolica, invitando tutti coloro che sentono «la vocazione a essere laici pensosi, impegnati e responsabili, a condividere intensamente il percorso diocesano e ad accogliere questa proposta come un aiuto a vivere la vocazione laicale».