È il più anziano diacono permanente per ordinazione presente nella Diocesi di Milano: è stato ordinato 31 anni fa, ad Arborio (Vercelli) dal vescovo di quella Diocesi, monsignor Albino Mensa, il 26 dicembre 1989, nel giorno del primo martire e diacono Santo Stefano.
A spronare Pietro Zaffaroni di Cadorago (in provincia e Diocesi di Como), a intraprendere la strada del diaconato permanente fu il parroco don Pietro Della Vedova. «Negli anni Ottanta – dice Zaffaroni – non vi era ancora in Diocesi di Milano la scuola di formazione teologica per i diaconi permanenti. La Provvidenza volle che conoscessi un giovane di Trino Vercellese che frequentava il corso di teologia per diaconi presso il Seminario di Vercelli. E così in accordo con il mio vescovo e grazie anche alla sensibilità dell’azienda di meccanica di Fino Mornasco di cui era un tecnico, ho iniziato a frequentare gli studi a Vercelli. Sabato e domenica, poi, svolgevo la mia attività pastorale a Arborio, dove sono stato ordinato diacono. Nel 2000, su richiesta del vescovo ausiliare di Milano per la Zona di Varese, monsignor Marco Ferrari, l’allora arcivescovo di Vercelli, monsignor Tarcisio Bertone, concesse che venissi incardinato nella Diocesi di Milano».
Pietro Zaffaroni è nato a Guanzate (Co) nel 1946 in una numerosa famiglia contadina, penultimo di 10 figli: 5 maschi e 5 femmine. «Non ringrazierò mai abbastanza il Signore e la Madonna – dice il diacono Pietro – per il dono dei miei genitori Assunta e Battista che vivevano una fede semplice testimoniata ogni giorno e in ogni circostanza. Mi hanno trasmesso anche molti insegnamenti riguardo alla preghiera, il suo valore, la sua efficacia. Ci ripetevano spesso che la preghiera è sempre preziosa e gradita al Signore, alla Madonna e ai santi che sempre ci ascoltano».
Zaffaroni svolge attualmente la sua attività pastorale al Santuario della Beata Vergine di San Lorenzo di Guanzate oltre che in parrocchia e nel Decanato di Appiano Gentile. La sua devozione a Maria l’ha appresa da piccolo sulle ginocchia della mamma: «La vedevo sempre con in mano la corona del santo rosario. Cuciva le medagliette della Madonna Miracolosa sulle maglie di tutti i componenti la famiglia. In punto di morte stringeva ancora forte la sua corona del rosario quasi a volercela indicare come l’arma potente da usare fino all’ultimo istante. Tra le povere cose personali che ci ha voluto lasciare c’è una cassetta registrata con incisa la sua voce mentre prega il rosario: così, ancora oggi abbiamo la gioia di pregare con lei».
In trent’anni di diaconato, prima ad Arborio e poi a Guanzate, ha svolto tutte le funzioni specifiche del ministero: celebrare battesimi, matrimoni, funerali, processioni, novene, annuncio della Parola di Dio, benedizione delle famiglie, preparazione delle coppie al matrimonio. «Sì, è vero, sono tanti i compiti di un diacono, ma il primo è essere testimone dell’amore nella propria famiglia: aver ricevuto il dono del diaconato non è stato merito mio, ma frutto della Grazia del sacramento del matrimonio che mi unisce a mia moglie Rita dal 1969. È un ministero straordinario, che mi stupisce ogni giorno».