«Da allora il quartiere è molto cambiato – dice sorella Anna Chiara – e una ventina d’anni fa la droga e l’Aids hanno fatto strage in queste case». La comunità ha cercato di essere presente anche in quel momento, con uno stile di condivisione e vicinanza alla gente. È questa infatti la loro caratteristica. «Quello che vogliamo vivere è una presenza di amicizia nel quartiere – spiega la religiosa -. Per questo una di noi è disponibile a tempo pieno per le necessità della gente, la nostra porta è sempre aperta per chi ha voglia di parlare con noi o ha bisogno di sfogarsi». Le Sorelle si prestano anche a piccoli servizi, come farebbe un qualunque buon vicino di casa.
Attualmente la comunità è composta da quattro persone: Fiorella (la responsabile), Egilda (alle prese con la madre malata), Claudia (rientrata da Hong Kong) e Anna Chiara (che lavora). Assunta in un’impresa di pulizia, la Sorella svolge le sue mansioni presso una scuola. «Lo stile è sempre lo stesso – assicura -; è un’occasione per vivere una presenza di amicizia con i colleghi, per essere Chiesa là dove si opera, nella semplicità di un lavoro e nei rapporti normali con la gente. Si tratta di dire il Vangelo con la vita, come insegnava fratel Carlo».
Tra gli aspetti più significativi della loro spiritualità c’è la dimensione contemplativa, un amore appassionato per la persona di Gesù, anche nel mistero dell’Eucaristia. «Per questo ognuna di noi fa almeno un’ora di adorazione al giorno», dice ancora Anna Chiara, mentre la grande prossimità – che Charles de Foucauld ha vissuto soprattutto nell’ultima parte della sua vita a Tamanrasset – si esprime nel «diventare Eucaristia», cioè nel «lasciarci “mangiare” dalla gente».
E questo donarsi agli altri, gli abitanti del quartiere l’hanno capito bene, sanno di poter contare sulle Piccole Sorelle, alle quali raccontano i loro problemi, le loro preoccupazioni: «La gente oggi ha bisogno di essere ascoltata, di avere un luogo dove dire liberamente quello che pensa e vive». Da una decina d’anni in zona Forlanini si assiste a un progressivo insediamento di stranieri: marocchini, egiziani, pakistani, cingalesi. Oggi almeno la metà degli immigrati sono di origine islamica. «A motivo del nostro legame con l’Islam, già vissuto da fratel Carlo in Algeria – dice sorella Anna Chiara – noi ora cerchiamo di essere attente in particolare ai musulmani, di fare conoscenza con loro e di entrare in amicizia con le nuove famiglie. Pur conservando le vecchie amicizie, come comunità abbiamo deciso di avere una cura privilegiata per gli stranieri».