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Milano

Piams, studiare musica sacra tra passione e lavoro

Nato nel 1931 per volontà del beato cardinale Schuster, oggi comprende l’università e il Conservatorio abbinando pratica musicale, formazione teorica e ricerca. Tra gli alunni di ogni età anche gli stranieri

di Luisa BOVE

26 Novembre 2017

Forse pochi conoscono il Pontificio istituto ambrosiano di musica sacra (Piams), fondato più di 85 anni fa a Milano, che ha formato generazioni e generazioni di giovani, uomini e donne appassionati di musica. Oggi è un’università moderna perché nel tempo ha saputo rinnovarsi. Il Piams, spiega il preside monsignor Claudio Magnoli, «è nato nel 1931 con la grande sponsorizzazione del cardinale Schuster, per una riqualificazione della formazione di tutti gli operatori musicali nell’ambito della vita diocesana, liturgica, religiosa. Ma anche con particolare attenzione a riprendere in maniera diffusa il canto ambrosiano liturgico, il canto latino parallelo al gregoriano. Già a alla fine dell’Ottocento c’era un movimento che spingeva verso la ripresa e la valorizzazione liturgica del canto gregoriano; così, data la nostra tradizione di canto ambrosiano, il cardinale Schuster volle rilanciare la ricerca dei codici e delle fonti e la formazione pratica per quanti potevano portare il canto ambrosiano nei Seminari, nelle principali basiliche, nelle parrocchie più in vista».

Quindi è un’università?
Sì, è una vera e propria università. Nata come Scuola ambrosiana di Musica sacra, progressivamente si è qualificata fino a diventare una realtà universitaria di tipo pontificio, che assegna i titoli accademici: bacellierato, licenza e dottorato. Il vantaggio di essere università pontificia è quella di avere un respiro per noi locale, perché la musica sacra di ispirazione ambrosiana nasce legata al nostro territorio, ma anche un interesse internazionale. Ogni tanto infatti arrivano studenti anche dall’estero, dalla Polonia, dagli Stati Uniti…

Il Piams prepara a una professione? Chi esce con i titoli che cosa può fare?
Dà lo stesso sbocco professionale che ottiene chi frequenta un conservatorio, ma con in più un titolo riconosciuto immediatamente all’estero, in tutti gli Stati che hanno rapporti con la Santa Sede. L’Italia riconosce i nostri titoli, quindi la possibilità di insegnare musica nelle scuole. Scopo dell’Istituto è anche quello di formare organisti, cantori e direttori di coro per il servizio liturgico. Tuttavia nella nostra tradizione italiana, in ambito civile, non c’è un’elaborazione di contratti per organisti e direttori di coro. Il Duomo ha organisti stipendiati, come pure altre chiese, ma per tutti si tratta di contratti su misura, non nazionali; questo crea difficoltà, perché moltissimi dei nostri animatori e operatori liturgici operano come volontari.

Quanti sono gli iscritti e qual è il loro identikit?
L’anno accademico 2017-18 inizia con una sessantina di studenti. Buona parte degli iscritti sono persone che fanno un percorso accademico, quindi anni di studio in vista di un titolo; altri scelgono quello strutturato, per esempio alcuni corsi orientati allo strumento o alla direzione. Poi ci sono i corsi liberi, per cui una persona può essere interessata alla Storia della musica piuttosto che alla vocalità. Un bel gruppo di persone abbastanza giovani si prepara in vista di una professione. Un’altra parte significativa di tutte le età, cinquantenni e anche oltre, ritaglia del tempo libero dal proprio lavoro per uno studio musicale di cui è appassionata.

Il canto, la liturgia e il rito ambrosiano trovano ancora oggi cultori tra giovani e adulti?
Sì. Oggi la ricerca del Piams è prevalentemente per una formazione musicale generale, ma nei prossimi anni si dovrà rilanciare.

Un corso di Organaria unico in Europa

L’offerta formativa del Piams è ampia e articolata. Comprende tre filoni: accademico, formazione propedeutica e formazione permanente. Non mancano le eccellenze. Nell’ambito accademico, spiega il segretario generale Giordano Monzio Compagnoni, «segnalerei il corso di Organaria, che serve per la progettazione, il restauro e la catalogazione degli organi a canne: si tratta di un percorso unico in Europa». Un fiore all’occhiello per Milano, visto che un corso simile c’è solo a Göteborg, ma non rilascia titoli di studio. «Altro dato che ci viene spesso riconosciuto, è che noi uniamo l’Università con il Conservatorio che comprende i musicisti esecutori - aggiunge -. Quando abbiamo riformato il piano di studi la Santa Sede ha voluto che ci fossero esplicitamente anche discipline teologiche, umanistiche, scientifiche... Per cui oggi è una doppia università». Quella offerta dal Piams è quindi una formazione più «completa e integrata». Non si può dimenticare lo studio del canto ambrosiano, «che abbiamo solo noi, anche se molti se ne occupano anche all’estero, ma in biblioteca abbiamo riproduzioni e manoscritti finalizzati allo studio». Al Piams infatti si studiano anche le fonti, per cui la ricerca è collegata alla didattica. Info: Piams (corso Garibaldi 116, Milano); tel. 02.89406400; istituto@unipiams.org; www.unipiams.org.

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