Sabato 10 luglio, alle 10, nel Duomo di Milano, l’Arcivescovo celebra una Messa per la comunità peruviana presente sul territorio della diocesi di Milano: diretta su Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre), sul portale www.chiesadimilano.it e su Youtube.com/chiesadimilano; omelia in differita su Radio Mater alle 22.45. Una comunità molto longeva e attiva, come emerge dalle parole di Carmen Sanchez Suarez, peruviana della costa, arrivata in Italia trent’anni fa per ricongiungersi al marito, insieme ai loro tre figli: «Fin da quando siamo arrivati in Italia abbiamo partecipato agli incontri della comunità dei latino-americani a Milano – racconta -. Mio marito e io ci eravamo conosciuti proprio in chiesa, in Perù. Venendo in Italia abbiamo voluto continuare nella vita parrocchiale: ci ha fatto sentire come a casa. Per noi è stato un modo per crescere nella fede, ma anche per inserirci nella società. Mio marito è diventato diacono e io ho avuto la possibilità di creare un’associazione che è stata una proiezione “caritativa” della mia fede».
Carmen – di formazione pedagogista – ha infatti dato vita, intorno agli anni 2000, all’Associazione La Misericordia, che gestiva un nido famiglia con tariffe calmierate, per aiutare le mamme migranti a conciliare il lavoro con la cura dei figli: «Con l’aiuto della Diocesi e della Cooperativa Comin abbiamo portato avanti l’esperienza per sei anni. Avevamo regolare permesso dal Comune di Milano. Io coordinavo come volontaria, poi c’erano due educatori assunti». Terminata questa avventura, ora Carmen lavora proprio per la Cooperativa Comin: «Aiuto i ragazzi che arrivano per ricongiungimento a inserirsi nella comunità italiana», spiega, precisando che in parallelo lavora anche in una famiglia.
Il centro della vita di fede di Carmen è la parrocchia personale dei migranti, nella basilica di Santo Stefano a Milano: «Da diversi anni sono catechista, seguo i ragazzi nella preparazione per la prima comunione e la cresima. Alcuni di loro proseguono il cammino, ma li incoraggiamo anche a frequentare le loro parrocchie, perché questo è un aiuto per il loro inserimento nella realtà italiana». Del resto, racconta Carmen, sono sempre di più i migranti che si integrano bene nelle comunità cristiane di residenza: «Tanti nostri amici, che prima venivano solo a Santo Stefano, pian piano si sono inseriti anche nelle loro parrocchie a Milano, Sesto, Monza, partecipando ad attività come il coro o il gruppo dei lettori. È giusto così, noi migranti non vogliamo sentirci invisibili, ma essere parte del tessuto vitale delle comunità».
Anche per Miguel Tavara, peruviano residente a Corbetta, la frequentazione della parrocchia di Santo Stefano è stato l’inizio di un cammino: «Ho potuto ricreare l’ambiente che avevo in Perù: da giovane infatti ero molto attivo nella mia comunità cristiana», spiega. Ma racconta di essere ben inserito anche nella parrocchia del suo paese, che ha iniziato a frequentare in occasione dei sacramenti dei suoi figli: «A Corbetta mi trovo benissimo, il parroco e tutta la comunità sono stati molto accoglienti con la mia famiglia. Mio figlio di 12 anni fa il chierichetto e mia figlia di 18 è nel gruppo dei lettori. Adesso che diventano grandi bisogna star loro vicini, ma mia moglie e io crediamo che la formazione cristiana sia molto importante per la crescita dei nostri figli».
Miguel, che come dipendente di una casa di riposo ha vissuto il Covid da vicino, racconta di come anche la partecipazione ecclesiale a Santo Stefano sia cambiata in questo ultimo anno e mezzo: «Con la pandemia siamo stati fisicamente lontani, ma per fortuna siamo riusciti sempre a collegarci via streaming per partecipare alla Messa e alla catechesi». A Santo Stefano, oltre alla catechesi ordinaria, Miguel partecipa alla diaconía “Lumen Gentium”: «È una spiritualità laicale parrocchiale – conclude – che ha come riferimento i documenti del Concilio Vaticano II e la figura di papa Giovanni XXIII».