Ta Italia e Perù il Natale dura molto più di un giorno. A cavallo tra due continenti e vari fusi orari, con un oceano di mezzo e un mare di nostalgia, il Natale delle famiglie divise dall’emigrazione è vissuto nelle comunità di appartenenza, ma anche lungo linee telefoniche e di Internet, a unire chi è diviso.
Lo racconta così Carmen Rosario Sanchez, peruviana, arrivata in Italia 25 anni fa per seguire il marito che aveva cercato qui la possibilità di una vita migliore, quando il suo Paese era sferzato dalla violenza della guerriglia di Sendero Luminoso. A quel tempo Carmen dirigeva una scuola e il marito Felix lavorava nell’amministrazione di un ospedale a sud di Lima. In Italia hanno dovuto ricominciare tutto da capo, portandosi appresso le loro tradizioni, ma anche aperti a fare proprie quelle del nostro Paese. Attivamente impegnata nella comunità cattolica dei latino-americani di Milano, e una delle anime della parrocchia dei migranti di Santo Stefano, Carmen si sta preparando a celebrare Natale tra famiglia e comunità, tra Italia e Perù. «È una festa molto sentita e dura un giorno lunghissimo – dice -. Non solo perché si comincia con celebrazioni, visite e auguri alla vigilia, ma anche e soprattutto perché si raggiungono i parenti rimasti in Perù con telefonate fatte e ricevute un po’ a tutte le ore. È un modo per sentirci vicini in questo giorno speciale».
Quest’anno Carmen parteciperà alla celebrazione della vigilia nella chiesa di Santo Stefano dove, con le altre comunità latino-americane, viene rappresentato il presepe vivente. Alla fine si condivide tutti insieme una tazza di cioccolata calda e una fetta di panettone. «Lo conoscevo già prima di venire in Italia – ammette Carmen -, perché i missionari cappuccini lo avevano portato nella mia parrocchia di Chorrillos, a sud di Lima. Da noi si usava cucinare una specie di pane con frutta secca. E bere la cioccolata calda, anche se in Perù Natale cade in estate…». A mezzanotte, invece, Carmen e famiglia saranno alla Messa celebrata nella sua parrocchia, dove tra l’altro, insieme al marito, accompagna le coppie di fidanzati al matrimonio. Anche per questo è importante per lei condividere con la comunità cristiana del quartiere in cui vive questo momento forte dell’anno.
In casa ha già preparato il presepe: «Ogni anno ne faccio uno diverso – dice -; a volte andino, a volte afro-peruviano come mio marito, a volte del Perù del nord, altre del sud. Ne ho anche uno colombiano, che mi hanno regalato…».
Il giorno di Natale lo trascorrerà con la famiglia del figlio maggiore, che le ha dato la gioia di un nipotino ora di nove mesi. «Prepareremo come sempre pavo a l’horno e puré dei manzana (tacchino ripieno e purè di mele), i nostri piatti tipici per questa festa. E canteremo le canzoni natalizie della nostra tradizione. Una delle mie preferite è El burrito sabanero: un brano molto allegro, che racconta di Maria e Giuseppe a dorso dell’asino in cerca di un riparo».
(da «Il Segno», dicembre 2018)