«Tu chiedi da bere a me che sono una donna, che sono una samaritana?».
Prova a parlare con lei. Prova a parlare con lei, come se fosse una donna che ha qualche cosa da dire. Prova a parlare con lei, non solo come con una collega con cui devi fare un lavoro, non solo come una commessa alla quale devi chiedere un favore, non come con una mendicante che ti infastidisce con le sue pretese, non come con una sconosciuta di cui diffidare, non come con una pettegola con cui mormorare.
Prova a parlare con lei come si parla con una persona che può darti da bere, che può dare ristoro nella vita del viaggio e della vita.
Prova a parlare con lei come si parla con una persona che può avere sete, che ha un desiderio di sollievo, di speranza, di attenzione, anche se è straniera.
Prova a parlare con lei come con una avanguardia di un mondo che può rivelarsi sorprendente, prova a parlare con lei come una persona che può introdurti nella città inesplorata, presso gente che ignoravi.
Prova a parlare con lei come con una persona che ha una storia complicata, di cui porta le ferite, di cui si vergogna: parla, talora scherza, talora sta zitta, talora ha scatti d’ira e lacrime incomprensibili. Ma la sua storia, i suoi fallimenti, i suoi sensi di colpa, le umiliazioni subite forse invocano un ascolto benevolo, una parola di perdono.
Prova a parlare con lei come con una persona che ha una storia meravigliosa, che la rende lieta, saggia, matura: come tutti parla, scherza, si arrabbia, si ostina.
Ma la sua storia, il bene che compie, i pensieri che coltiva, la fede che la rende forte possono offrire la testimonianza di cui hai bisogno, la parola saggia e buona che può incoraggiare il tuo prossimo passo.
Prova a parlare con lei come una persona che si pone domande a proposito di Dio e si chiede come si fa a pregare e dove si deve andare e quale sia la lingua che Dio capisce; ha le stesse domande che tu nascondi nella banalità delle parole inutili.
La conversazione che edifica
Prova a parlare con lei come si parla non per chiedere, non per insegnare, non per protestare, non per litigare, per dimostrare di avere ragione.
Prova a parlare con lei con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità… avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace (Ef 4,2s).
Prova a parla con lei in modo che si capisca che prima di tutto ti sta a cuore la persona che hai davanti: sono importanti le cose che hai da dire, sono importanti le cose che desideri ascoltare, ma più ancora è importante che cresca la stima, che si intensifichi la conoscenza, che sia conservata la pace.
La conversazione che rende migliori è la via raccomandabile per crescere nella sapienza e per edificare la comunità in cui tutti i fratelli si sentano a casa.
Le cose da fare sono importanti, le tue responsabilità sono importanti, il tuo ruolo è importante, ma più ancora è importante quello che unisce, quello che rende un cuore solo e un’anima sola. «Perciò bando alla menzogna, dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25).
La rettitudine di intenzione, la libertà dall’amor proprio, la ricerca sincera della comunione convincono alla conversazione edificante, non solo alla buona educazione e alla cortesia, suggeriscono di ascoltare, non solo di parlare, invitano a mettersi in gioco non solo a mettersi a disposizione.
La via facile per essere pietre vive nella Chiesa dalle genti
Il dialogo di Gesù con la donna samaritana rende possibile a Gesù non solo una parola di benevolenza e una rivelazione di Dio alla donna straniera. Gesù è invitato a una sosta non programmata in una città ostile che si apre alla fede: noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo.
La conversazione personale può essere la via facile per edificare la Chiesa dalle genti, quella comunità cattolica che trova nella fede nel Signore Gesù risorto il suo fondamento.
Per edificare la Chiesa dalle genti sono inevitabili vie difficili e complicate. Infatti la Chiesa dalle genti non è la Chiesa che integra i migranti. Il nostro “Sinodo minore” ha indicato i percorsi che ci attendono. Si devono praticare cammini sinodali in cui tutte le vocazioni cristiane abbiano la parola per scelte illuminate; si devono approfondire molti temi difficili, che implicano lo studio e la pratica della cultura dell’incontro; si richiede la paziente e sapiente creatività per modalità celebrative che esprimano la coralità della partecipazione; e così via.
Ma la via semplice dell’incontro e della conversazione è praticabile da tutti, subito.
Prova a parlare con lei, questa umanità che ti sta attorno, così affascinante e misteriosa. Prova a parlare con lei con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità.