Come accompagnare i malati in un tempo in cui i progressi costanti e significativi della medicina aprono prospettive inedite e sempre più performanti ai percorsi di cura? Il cristianesimo, per la sua tradizione di presenza e di accompagnamento nei momenti della malattia e della cura, si sente coinvolto e interrogato dalla sfida posta dai progressi della scienza medica.
Convinta che i grandi passi compiuti dalla ricerca possono dare ancora più frutti se inseriti dentro un orizzonte che permette di cogliere anche la dimensione profondamente antropologica della malattia, la Diocesi di Milano, come altre Diocesi in Lombardia e in Italia, sta riqualificando la propria capillare presenza nei luoghi di cura. Come auspicato dallo stesso Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nella sua recente lettera a un medico «Stimato e caro Dottore…», il punto di partenza sarà proprio la formazione. In particolare per i cappellani ospedalieri e le religiose, ma anche per il personale sanitario, è stato concepito il primo master universitario volto ad ampliare l’approccio medico tecnico-scientifico con la dimensione spirituale. L’iniziativa, promossa dall’Istituto superiore di scienze religiose e dalla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale con il patrocinio della Conferenza episcopale lombarda, sarà illustrata martedì 12 novembre (dalle 10.30) a Palazzo Lombardia (Belvedere, 39° piano, Piazza Città di Lombardia 1), nel corso del convegno “La spiritualità nella cura”, organizzato dalla Diocesi di Milano in collaborazione con la Regione Lombardia.
Il master dal titolo “La spiritualità nella cura” partirà a gennaio, avrà durata biennale e si svolgerà attraverso lezioni teoriche (270 ore), teorico-pratiche (48 ore), stage in ospedale o struttura assistenziale (100 ore), elaborato finale (96 ore). I partecipanti, al termine, conseguiranno un titolo e infermieri e medici potranno ottenere crediti formativi E.C.M. (Educazione continua in medicina) validi ad assolvere agli obblighi di aggiornamento professionale.
«La certezza che la dimensione spirituale rimane un ingrediente essenziale anche negli odierni percorsi di cura spinge a ripensare figure e gesti, riti e relazioni, per immaginare uno stare dentro l’esperienza della malattia in una modalità che consenta a tutti (malati, ma anche medici e personale specializzato, parenti e volontari, figure religiose) di scoprire la domanda di fraternità, la ricerca di assoluto e il bisogno di Dio lì presenti e attive, bisognose di essere ascoltate, accolte, accompagnate», spiega monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, Carità Missione, l’Azione sociale, che illustrerà il corso.
Ma l’obiettivo è anche più ambizioso e va ben oltre questa iniziativa specifica. «Ci auguriamo che questo incontro e il corso siano l’inizio di un cammino – sottolinea Bressan -. L’intenzione è di dare il via a una riflessione e a un dibattito che incroci e raccolga anche altri interlocutori: i mondi della ricerca scientifica e della medicina, le tradizioni religiose che ormai abitano in modo visibile la Lombardia, i tanti che in modo gratuito sostengono con la propria azione volontaria e il proprio calore umano l’esperienza odierna della malattia e della cura».