Finalmente – si potrebbe dire – si è conclusa la sessione XVI del Consiglio pastorale diocesano! Nella serata del 9 dicembre, sempre on line, il Consiglio si è riunito con l’Arcivescovo per consegnare l’esito del lavoro di “immaginazione pratico-pastorale” sul nuovo volto della Chiesa nel Decanato.
Nelle sere del 25 e 26 novembre i consiglieri si erano infatti trovati on line, divisi in gruppi, per affrontare sei snodi relativi all’Assemblea sinodale e al suo rapporto con il contesto sociale e con altri organismi ecclesiali. Il ricco e articolato contributo dei gruppi è stato raccolto dalla commissione preparatoria, che ne ha tratto il documento conclusivo. I punti più condivisi e ricorrenti emersi nel complesso iter di discernimento sono stati raccolti in un’ampia mozione finale, che include anche quanto elaborato dai sei gruppi. Messo ai voti, il testo è stato approvato dal Consiglio a larghissima maggioranza e consegnato all’Arcivescovo: su novanta consiglieri presenti, 86 hanno votato a favore, tre si sono astenuti, uno solo il voto contrario.
La mozione si è articolata in sette paragrafi; il primo a mo’ di introduzione, richiamandosi a Evangelii Gaudium, ha ribadito la ragione di fondo di questo percorso e cioè il desiderio di annunciare oggi il Vangelo, la salvezza portata da Gesù Cristo, motivo di gioia per chi lo accoglie e per chi lo trasmette. Questa motivazione spinge a rinnovare gli organismi del Decanato, quale articolazione della Chiesa diocesana sul territorio, in particolare il Consiglio pastorale decanale nella direzione di una nuova “Assemblea sinodale”. I gruppi hanno cercato di immaginare questa assemblea: la sua composizione, il suo funzionamento, la relazione con la fraternità del clero, il ruolo del decano, il nesso con la Chiesa nel suo livello diocesano.
Il coordinamento di questa assemblea dovrebbe essere assunto da un laico o un consacrato o anche da due figure insieme. Il criterio di composizione non dovrebbe essere la rappresentatività genericamente intesa, ma quello di individuare persone impegnate sul territorio, inteso come tessuto relazionale contrassegnato, a seconda della dislocazione, da differenti situazioni e ambienti: ospedali, poli scolastici, luoghi della produzione, realtà urbane particolari. In questa direzione la riforma del Decanato vuole essere una significativa attuazione del sinodo minore “Chiesa dalle genti”, valorizzando il volto multiforme del popolo di Dio.
La mozione indica anche il funzionamento di questo organismo, ben curato per essere presenza missionaria, agile, preparata. Certamente non può non avere un legame fondamentale con i parroci e i responsabili di comunità pastorale; anzi, pur nella diversità di ambiti, il legame tra assemblea sinodale e clero è stato evidenziato come espressione propria del Popolo di Dio. Da precisare il ruolo della giunta decanale e in essa delle figure che ne faranno parte. Il legame di comunione tra Decanato e Chiesa diocesana è decisivo; occorrerà curare la rappresentanza dell’assemblea sinodale nel Consiglio pastorale diocesano.
A fronte di queste e di altre indicazioni, il convincimento diffuso è la necessità di curare la nascita di questa nuova realtà preziosa per ripensare la missione ecclesiale sul territorio, con attenzione, prudenza, a piccoli passi, nel rispetto della diversità dei Decanati stessi. Ciò ha bisogno di informazione, comunicazione, preparazione e formazione. In questa direzione si è espresso chiaramente anche l’Arcivescovo, che in conclusione ha sottolineato le ragioni di fede che motivano i passi che si stanno facendo, ricordando che il protagonista di questo agire è, nella sua varietà di presenze, il popolo santo di Dio: uomini e donne, laici, consacrati e ordinati, impegnati con passione nella Chiesa e nella società, chiamati alla corresponsabilità. Tanti punti chiedono di essere ancora precisati, ma le premesse per avviare il percorso ci sono. Dunque, finalmente si è conclusa la XVI Sessione, ma in realtà siamo solo all’inizio di un cammino nuovo, avvincente, non per le nostre forze limitate, ma per la promessa di Dio che già abita la città e ci aspetta nelle sue periferie.