Mentre la pioggia continua ad accompagnare il nostro pellegrinaggio, iniziamo la seconda giornata con la Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo Delpini.
Nel Vangelo proposto dalla liturgia del giorno i discepoli cercano di guarire un fanciullo, ma non vi riescono. L’Arcivescovo nell’omelia afferma che il fallimento è mortificante e rende impopolari. Esso fa parte dell’esperienza dei discepoli, così come della nostra da presbiteri. Cosa succede dopo il fallimento? Nasce una discussione, accompagnata da contestazione. Anche questo è frequente nelle nostre parrocchie.
Ma il Vangelo propone la via: non un’argomentazione, ma la presenza di Gesù. Noi possiamo portare a compimento la missione pastorale non per le nostre capacità o a seguito delle nostre disamine, ma perché operiamo con Lui.
Terminata la celebrazione ci siamo spostati presso la parte antica della città (lato europeo), dove abbiamo visitato dapprima la Moschea Blu, maestoso edificio di culto del XVII secolo finemente decorato; la piazza Sultanahmet, corrispondente all’antico ippodromo romano, e infine l’iconica moschea di Santa Sofia, un tempo basilica cristiana ortodossa.

Infine, nel pomeriggio, ci siamo recati presso la chiesa ortodossa di San Giorgio dove abbiamo incontrato il Patriarca ecumenico Bartolomeo. Dopo un vespero con i suggestivi canti della liturgia greco-ortodossa, l’Arcivescovo ha rivolto al Patriarca il ringraziamento per l’accoglienza, presentando il gruppo di pellegrini e sottolineando uno dei motivi principali del pellegrinaggio stesso, cioè la ricorrenza dei 1700 anni dalla celebrazione del Concilio di Nicea, dalla cui professione di fede le nostre Chiese sono accomunate.
Il Patriarca, rivolgendo a sua volta il saluto, ha ricordato i legami di amicizia con la Chiesa milanese, come già tra i suoi antichi pastori Crisostomo e Ambrogio. Bartolomeo ha richiamato anche le proprie visite a Milano in occasione degli anniversari dell’Editto di Costantino, quando per la prima volta – afferma – venne sancita la libertà religiosa, la quale non è solo un diritto umano, ma anche il segno della condiscendenza di Dio, pronto addirittura ad accogliere il rifiuto arrogante dell’uomo.
Questa terra – prosegue – è stata resa degna di ospitare i primi grandi Concili, come quello di Nicea. Il Patriarca ha sottolineato che ricordare tale Concilio è fondamentale non solo per celebrare l’unità della fede, ma anche per non dimenticare la verità della divinità del Verbo nella società odierna. Bartolomeo ha concluso il proprio intervento auspicando la prosecuzione di un cammino di unità, sostenuta e incoraggiata dalla letteralmente provvidenziale coincidenza delle date della Pasqua cattolica e ortodossa.
Rincuorati dunque da un incontro tanto cordiale quanto familiare, si è conclusa la seconda giornata del nostro itinerario.