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Sirio 10 - 16 marzo 2025
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Turchia /5

L’Arcivescovo “rilegge” il pellegrinaggio in cinque parole

Nell’omelia della Messa dell’ultimo giorno monsignor Delpini ha proposto ai suoi compagni di viaggio alcuni motivi di riflessione: la verità di Gesù, la fraternità sperimentata, la missione dell’incontro, l’irrilevanza cristiana nella società che però non deve pregiudicare il “sapore”

di don Paolo INVERNIZZI

21 Febbraio 2025
L'Arcivescovo parla ai pellegrini ambrosiani

L’omelia

Nell’ultimo giorno del pellegrinaggio la mattinata si è aperta con la celebrazione delle lodi e della Messa. «Vorrei proporvi l’esercizio delle cinque parole – dice il vescovo Delpini durante l’omelia – per rileggere l’esperienza vissuta:
Gesù: il Concilio di Nicea ha dovuto trovare le parole per dire la verità del Figlio di Dio. Non possiamo prescindere da Lui.
Insieme: la fraternità sperimentata, cioè il rapporto semplice al tempo stesso desiderata, donata e sempre da costruire.
Incontro: questa terra è luogo di incontro, ponte tra Europa e Asia, tra culture e religioni. La differenza però non è soltanto una difficoltà, ma anzitutto una missione.
Irrilevanza: il numero dei cristiani è ridottissimo, tollerati dalla società, ma di fatto messi al margine. In Occidente non è questione di numero, eppure spesso si assiste alla medesima rilevanza.
Sale: pur nell’irrilevanza il segreto sta nel custodire il sapore.
A ognuno il compito di trovare le proprie cinque parole per raccogliere l’esperienza».

Terminata la celebrazione abbiamo ascoltato la testimonianza di monsignor Palinuro, che ha esordito raccontandoci una “storia di speranza” di quando era a Smirne: la cattedrale, durante la crisi siriana, fu luogo di rifugio e passaggio per molti migranti che cercavano di fuggire in Europa. Tra questi “disperati” si presentarono due fratelli, cristiani, figli di un capo villaggio, martirizzato davanti ai loro occhi durante la Messa. Questi fratelli però, nonostante fossero segnati dalla sofferenza, non mostrarono mai segni di odio contro i loro persecutori. Quando furono in procinto di ripartire con gli scafisti, distribuirono ai poveri il poco che avevano, conservando per sé solo i documenti, qualche foto e un piccolo libro: il Vangelo (qui, monsignor Palinuro, visibilmente commosso, riporta le loro parole: «Ci hanno tolto tutto, ma a questo non rinunceremo mai») era stara la loro rovina, ma continuava a essere il loro tesoro.

La testimonianza di monsignor Palinuro

Con queste parole il Vescovo ha desiderato rinsaldare la nostra speranza e il nostro coraggio nel ministero. Successivamente ha risposto ad alcune nostre domande, sui motivi che l’hanno portato a diventare Vescovo di Istanbul, sull’operato pastorale odierno e sul ricordo di papa Roncalli quando era Nunzio apostolico qui.

Con il pranzo si è infine conclusa la nostra esperienza.

foto don Marco Ferrari

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