Una comunità ferita dalla piaga del terremoto e una statua, quella di San Benedetto, che non si è mossa nemmeno di un millimetro. Un miracolo che si accompagna a quello dell’assenza totale di vittime.
Norcia, combattere lo spopolamento
Questa immagine ci si para davanti subito nella mattinata a Norcia, accolti da monsignor Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ci ha condotti all’interno della Basilica del Santo gravemente corrotta dal terremoto del 2016, oggi trasformata in un enorme cantiere (così come l’adiacente chiesa cattedrale). Salva solo la facciata, il resto della basilica è sotto restauro, compresa la cripta scavata sotto la casa natale di Benedetto e Scolastica. Poiché tutte le chiese di Norcia sono inagibili, l’intera comunità cristiana si ritrova presso il Centro della Comunità Madonna delle Grazie, edificato da Caritas Italiana poco distante dal centro storico, dove ci siamo radunati per l’incontro con il Vescovo e la celebrazione eucaristica da lui presieduta.
Il terremoto, diceva monsignor Boccardo, ha accelerato lo spopolamento già in atto da anni, soprattutto dei giovani dopo l’esame di maturità, a cui la Chiesa locale cerca di rimediare ricreando un senso di comunità e tramite la prossimità dei presbiteri che non hanno mai abbandonato il paese e i suoi abitanti, al contrario di alcuni amministratori civili.
Nell’omelia della Messa, l’Arcivescovo di Norcia ci ha ricordato come la Chiesa sia una moltitudine che fa unità, opera dello Spirito Santo. Credere esige di accettare di essere a propria volta nelle mani degli altri. Gesù sale in croce perché sia dato a ognuno una nuova prospettiva della vita, la visione dell’amore.
Amatrice, l’aiuto di Chiese gemelle
Nel pomeriggio ci siamo spostati ad Amatrice, duramente colpita dal terremoto del 24 agosto 2016, che fece 239 vittime su 2.700 abitanti. Dopo il pranzo (rigorosamente a base di amatriciana), in un’area dove tutti i ristoranti del paese si sono radunati per sostenersi a vicenda e far ripartire l’economia cittadina, siamo passati davanti alle macerie della città, accompagnati da sacerdoti e suore locali.
In particolare don Savino, superiore dell’Opera dei Discepoli, al tempo parroco ad Amatrice, portandoci nella chiesa provvisoria ha raccontato l’orrore di quella notte e dei giorni seguenti e lo sforzo della gente per recuperare ciò che si poteva, a partire da chi si trovava sepolto vivo. Tra i racconti è emerso anche quello legato alla Madonna di Filetta, un cammeo miracoloso trovato da una pastorella nel XV secolo e salvatosi anche dalle scosse.
Spostatici tutti nell’auditorium, abbiamo incontrato il neo Vescovo di Rieti, monsignor Vito Piccinonna (da alcuni di noi già conosciuto due anni fa nel pellegrinaggio in Puglia, quando era responsabile della Caritas diocesana di Bari). Il Vescovo ha insistito su come sia più urgente, rispetto a costruire le chiese (ad Amatrice erano 60!), costruire la Chiesa, cioè ricreare la comunità e sostenere la gente, oltre che risollevandola dalle macerie, evitando che cada nelle piaghe dello spopolamento e dell’alcolismo. La gente, ha proseguito Piccinonna, ha bisogno della presenza della Chiesa, poiché, secondo la testimonianza di molti, è rimasta solo lei a dimostrare che Amatrice e i suoi abitanti esistono. Parafrasando l’episodio dei cinque pani e due pesci, ciò che abbiamo e ciò che siamo lo mettiamo a disposizione, senza disperarsi o «congedare la folla».
A seguire don Fabrizio, direttore della Caritas, ha ricordato come all’inizio dell’emergenza tantissime associazioni di ogni genere si sono fatte avanti per poi sparire dopo sei mesi, mentre la scelta della Chiesa è stata quella di esserci anche attraverso gemellaggi con Chiese di altre regioni italiane, fra cui quella lombarda. I riflettori mediatici sono ormai spenti, ma le necessità sono ancora tante.
La giornata si è conclusa con una serata musicale-artistica dal titolo «Tu… Vorrei conoscerti meglio», a cura di don Stefano Colombo, responsabile del Secondo Quinquennio, musicista e autore di brani musicali molto apprezzati. Alcuni pezzi da lui composti hanno fatto da cornice alla lettura spirituale di cinque crocifissi: la Croce di San Damiano, la Crocifissione di Matthias Grünewald, il Cristo di Diego Velázquez e il Cristo del Sorriso conservato nel Castello di Javier.