«La mia non è una vocazione tardiva», esordisce suor Patrizia Grata Ponzetta delle Orsoline di San Carlo, che
sabato 10 settembre, in Sant’Ambrogio, farà la professione perpetua (leggi qui), Nonostante i suoi 64 anni, la sua scelta per il Signore parte da lontano, anche se solo oggi riesce a coronare il suo sogno davanti alle sue consorelle, alle religiose di altri istituti, amici, parenti e comunità cristiana. «Il mio più grande dolore è di non essermi affidata prima completamente al Signore – ammette la religiosa -. Come figlia unica mi sono sempre sentita responsabile fin da piccola della famiglia cui appartenevo».
A 27 anni si sentiva già pronta a fare il salto e consacrarsi al Signore, «ma non ho avuto il coraggio di lasciare i miei genitori – ammette oggi -. Stavano già invecchiando e temevo che senza di me non avrebbero avuto assistenza». Intanto cresceva in lei la vocazione, quasi sedimentandosi in attesa di esplodere.
Padre pugliese e madre lombarda, la sua famiglia ha sempre vissuto al nord, a Gallarate. «Ho ricevuto una grande educazione cristiana, di carità e servizio, perché i miei genitori sono sempre stati disponibili ad aiutare chiunque, non solo i familiari». Insomma, «sono stati un esempio «di grande solidarietà, inclusione, carità, disponibilità in termini molto concreti». La famiglia trascorreva le vacanze estive in Puglia e la loro casa diventava luogo di ritrovo per tutti i parenti.
«Devo dire che tra le mie radici e l’incontro in oratorio di suore e sacerdoti, sono arrivata all’età dell’adolescenza, quella in cui ci si pone le domande fondamentali della vita, con la risposta in me già chiara: voglio vivere al servizio dell’amore infinito, cioè di Gesù, per i fratelli».
Poi si è laureata in Scienze dell’educazione e quasi per caso ha iniziato a insegnare italiano a Gallarate presso “La Carnelli”, una scuola parificata di Ragioneria, e in seguito presso l’istituto delle Orsoline di San Carlo a Saronno, dove ha iniziato a conoscere la Congregazione. Era anche molto impegnata in ambito ecclesiale e civile: «Ero catechista in parrocchia, ministro dell’Eucaristia, volontaria e responsabile per alcuni anni delle infermiere volontarie della Croce rossa di Gallarate. Poi ho frequentato l’Aloisianum continuando a camminare nella fede, mossa dal desiderio di trovare quella libertà che si raggiunge solo in Gesù per realizzare pienamente me stessa».
A volte di fronte al suo modo di fare e di porsi in classe, qualche studente non la chiamava prof, ma “suora”, lo stesso avveniva a catechismo con alcuni bambini. «Evidentemente qualcosa trapelava – ammette -. Oggi oso dire che la fede trasmessa in famiglia, soprattutto da mia madre, è stata la via, la forza che mi ha sorretto. Nonostante il mio “ni” al Signore, ho sempre sentito profondamente la sua presenza nella mia vita, non mi ha mai voltato le spalle, mi ha sempre aiutato. Altrimenti ora non sarei qui, nella congregazione delle Suore Orsoline di San Carlo».
«Ho assistito i miei genitori fino a quando il Signore li ha chiamati – dice ancora suor Patrizia -. Mia madre è morta nel 2010 e mio padre nel 2015, l’anno dopo sono entrata nelle Orsoline di San Carlo, con le suore che mi avevano conosciuto quando insegnavo a scuola, avevo sempre tenuto i contatti. E così ho iniziato questo percorso che mi ha portato a professare i voti perpetui. L’incontro con il Signore, avvenuto tanti anni fa, e la certezza della sua presenza, hanno dato senso alla mia vita. Sapermi amata senza misura e senza giudizio dal Signore mi permette di compiere finalmente il passo definitivo e sentirmi libera di passare dal “ni” al “sì”». Per esprimere riconoscenza al Signore, suor Patrizia ha voluto aggiungere al suo nome di battesimo anche la parola “Grata”. Che porterà per sempre.