La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente senza alcuna limitazione. Papa Francesco nell’ultimo Messaggio (leggi qui, ndr) per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 24 settembre (vedi qui il manifesto e il sussidio, ndr), sottolinea questa libertà.
Il titolo scelto è «Liberi di scegliere se migrare o restare». Due diritti fondamentali come il diritto di vivere nella propria terra o migrare liberamente. Diritti che oggi sono a rischio perché spesso non si conoscono – o non si vogliono conoscere – le reali motivazioni delle partenze specialmente da luoghi dove c’è guerra o si vivono situazioni di estrema povertà. Dovrebbe essere chiaro per tutti che per comprendere bisogna conoscere.
Spesso si è sentito, da più parti, dire: meno partenze in mare e meno morti. Uno slogan poco corretto se non si è mai avuta la possibilità di vedere in faccia persone provate dal dolore e che hanno visto la morte da vicino durante le loro traversate nel Mediterraneo. I racconti dei sopravvissuti non lasciano dubbi…
Occorre conoscere le storie di questi uomini, donne e bambini per avvicinarsi a comprendere le motivazioni delle loro partenze. La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che ogni anno, da 109 anni, la Chiesa ci propone, riporta davanti ai nostri occhi il fenomeno «complesso e articolato» delle migrazioni, come scrive papa Bergoglio nel Messaggio: un fenomeno «la cui comprensione esige l’analisi attenta di tutti gli aspetti che caratterizzano le diverse tappe dell’esperienza migratoria, dalla partenza all’arrivo, incluso un eventuale ritorno». Ed è questa la vera libertà: diritto al ritorno e diritto a rimanere nella propria terra.
La Chiesa italiana, nel 2017, convinta di questo, ha lanciato una campagna significativa dal titolo «Liberi di partire liberi di restare» che ha visto protagonisti diversi uffici della Conferenza Episcopale Italiana (tra questi la Fondazione Migrantes) e associazioni cattoliche impegnate nella cooperazione internazionale per dare una risposta concreta attraverso progetti avviati nei Paesi di partenza dei flussi migratori, di transito e di arrivo. Una campagna che oltre ad agire sul fronte culturale, ha sostenuto l’educazione e la formazione (anche professionale), l’informazione in loco, i settori sociale e sanitario, l’inserimento lavorativo e l’accompagnamento di chi ha scelto volontariamente di tornare in Patria.
Il cammino intrapreso dalla Chiesa italiana sul tema delle migrazioni nel nostro Paese ci impegna a sviluppare, come Fondazione Migrantes, una cultura dell’incontro, della tutela e della promozione del mondo dei migranti, liberi di partire e liberi di vivere nella propria terra.
Una libertà che dobbiamo accompagnare.