Crisi economica, denatalità, disoccupazione. A Milano le scuole paritarie dell’infanzia fanno fatica ad andare avanti. Per alcune, anzi, la possibile perdita della convenzione col Comune potrebbe tradursi in una sicura chiusura. Come la Maria Ausiliatrice di via Aldini 52, a Quarto Oggiaro. «I bambini da noi continuano a diminuire. Ormai non è più solo una questione di qualità del servizio. I genitori fanno fatica ad arrivare a fine mese e perciò scelgono di spendere il meno possibile», spiega padre Mario Vecchierelli, parroco dei Santi Nazaro e Celso.
Scuole di periferia. Dove i giovani fanno fatica a sposarsi e a mettere su famiglia. E dove non sempre si può contare sull’aiuto dei nonni, quando entrambi i genitori lavorano. «Le nuove famiglie fanno fatica a rimanere nella nostra zona – aggiunge padre Mario -. Benché siamo in periferia, infatti, gli affitti sono troppo alti. Ma c’è una fortissima esigenza di una realtà educativa cristiana che possa essere di supporto ai più piccoli: siamo l’unica scuola dell’infanzia paritaria del decanato. Se dovessero tagliare o ridurre i contributi, per noi non ci sarebbe davvero più speranza». E poi, in queste scuole, i bambini iniziano le loro attività alle 9 e rimangono fino alle 16, subito dopo la merenda.
Non mancano i casi in cui l’aiuto arriva dalle parrocchie, con offerte ad hoc che la comunità dedica alle famiglie bisognose. Come accade alla scuola dell’infanzia Madonna dei Poveri di via Valdagno 14, nei pressi di Baggio. «La nostra è una scuola parrocchiale – racconta il parroco, padre Alberto Manunza -. Abbiamo gravi problemi di deficit: moltissimi bambini pagano rette diminuite, dimezzate perché in questa zona abitano molte famiglie di ceto medio-basso, che negli ultimi mesi hanno dovuto affrontare la perdita del lavoro. Alcuni bimbi addirittura vengono gratuitamente, perché sono ospiti della Casa di accoglienza delle suore di Madre Teresa di Calcutta».
Un servizio prezioso non solo per le famiglie italiane, ma anche per quelle straniere, sempre più presenti nelle scuole milanesi di ogni ordine e grado. Le scuole paritarie sono aperte a tutti e offrono un’opportunità concreta di integrazione tra etnie e culture diverse fin dai primi anni vita: un’esperienza indispensabile in una società globale. La scuola dell’infanzia SS. Innocenti di via Asiago 5, zona viale Monza, per esempio, è quasi piena e conta una decina di alunni stranieri, che provengono da Giappone, Cina, Filippine ed Ecuador. Ci sono anche alcuni bambini italiani con madre russa. «Negli ultimi anni la crisi economica si è fatta sentire in modo significativo – spiega la segretaria Rosanna Pane -. Tante aziende hanno chiuso e in molti hanno perso il lavoro, soprattutto tra gli stranieri. Così l’anno scorso abbiamo previsto una riduzione della retta per la famiglia di una bambina extracomunitaria, che ha frequentato qui l’ultimo anno». In alcune realtà, però, il numero degli immigrati aumenta considerevolmente. «Da noi il 50 per cento dei bambini proviene da famiglie non italiane. Arrivano dall’Est Europa, dalla Romania, dal Sud America e da diversi Stati africani e hanno un basso tenore di vita», aggiunge padre Manunza.
Ma a chiedere riduzioni e aiuti particolari sono anche gli italiani. «Talvolta alcuni stranieri chiedono un contributo. Viene concesso al massimo a uno o due bambini per ogni classe – sottolinea Michele Recupati, della San Vincenzo de’ Paoli di via Boncompagni 18, zona Corvetto -. Oggi però capita sempre più spesso che anche gli italiani abbiano bisogno di una mano. Il caso più classico è quello di chi perde il lavoro a metà anno. Il Comune dice giustamente che dobbiamo accogliere tutti, ma da noi c’è una retta che i genitori devono pagare, e senza interventi adeguati non possiamo venire incontro a chi è in difficoltà». I bambini sono tutti uguali, devono avere le stesse opportunità e tutte le scuole devono poter considerare con un occhio di riguardo le fasce più deboli della popolazione. Altrimenti il rischio è quello di fare la fine dello storico Istituto Maria Immacolata di via Amadeo 11, che ha dovuto chiudere a fine 2012.
Le difficoltà economiche tra i milanesi non mancano nemmeno in zone più agiate. «Qui ci sono diverse famiglie che hanno una riduzione sulla retta o che portano i loro figli gratuitamente. Situazioni già disagiate in partenza e realtà duramente colpite dalla crisi economica – commenta suor Claudia, direttrice della scuola dell’infanzia Regina Carmeli di via Monviso 33, in zona Procaccini -. Ma questo non ha ridotto il numero degli alunni: sono comunque tante le famiglie che fanno sacrifici, che mandano i loro figli da noi per convinzione e che non vogliono rinunciare a una formazione cattolica».