«Sono vicino alle popolazioni della Turchia e della Siria, duramente colpite dal terremoto che ha causato migliaia di morti e di feriti». Lo ha detto il Papa al termine dell’udienza di oggi, in cui ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan.
«Con commozione prego per loro – ha proseguito – ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando a portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una dura guerra». Non è mancato, anche oggi, un riferimento al conflitto in Ucraina: «Non dimentichiamo la sofferenza del popolo ucraino, senza luce, senza riscaldamento e in guerra».
Quello appena compiuto in Africa è stato un viaggio scaturito da due sogni, ha rivelato Francesco: «Visitare il popolo congolese, custode di un paese immenso, polmone verde dell’Africa e secondo del mondo insieme all’Amazzonia. Terra ricca di risorse e insanguinata da una guerra che non finisce mai perché c’è sempre chi alimenta il fuoco».
Un passato coloniale che ancora pesa
«L’Africa è un continente colonizzato, sfruttato, saccheggiato – è la denuncia di Francesco -. Il Congo è come un diamante, per la sua natura, per le sue risorse, soprattutto per la sua gente; ma questo diamante è diventato motivo di contesa, di violenze, e paradossalmente di impoverimento per il popolo», ha ripetuto ripercorrendo i tre giorni a Kinshasa: «È una dinamica che si riscontra anche in altre regioni africane, e che vale in generale per quel continente».
«Di fronte a tutto questo ho detto due parole«, ha ricordato il Papa: «La prima è negativa: Basta! Basta sfruttare l’Africa». La seconda invece è positiva: «Insieme, insieme con dignità e rispetto reciproco, insieme nel nome di Cristo, nostra speranza, andare avanti: non sfruttare e andare avanti insieme».
«No alla violenza e alla rassegnazione, sì alla riconciliazione e alla speranza» è il messaggio dell’incontro con le vittime della violenza nell’est della Repubblica Democratica del Congo, regione da anni lacerata dalla guerra tra gruppi armati. «La gente vive nella paura e nell’insicurezza, sacrificata sull’altare di affari illeciti» ha fatto notare Francesco, menzionando le testimonianze di alcune vittime, specialmente donne, che hanno deposto ai piedi della Croce armi e altri strumenti di morte: «hanno sofferto tanto e continuano a soffrire», ha aggiunto il Pontefice.