«Tutto il mondo è in guerra, e in autodistruzione». A ribadirlo è stato il Papa, nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal Sud Sudan, tenuta – per la prima volta – insieme all’arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana, Justin Welby, e al moderatore della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. «Fermiamoci in tempo, perché una bomba ti richiama una più grande e una più grande e nell’escalation tu non sai dove finirai» l’appello di Francesco, secondo quanto riferito da Vatican News.
Non criminalizzare l’omosessualità
«Le persone di tendenze omosessuali sono figli di Dio, Dio gli vuole bene, Dio li accompagna. È vero che alcuni sono in questo stato per diverse situazioni non volute, ma condannare una persona così è peccato, criminalizzare le persone di tendenza omosessuale è una ingiustizia»: così Francesco a proposito dei Paesi che prevedono la pena di morte per quello che classificano come reato: «Non sto parlando dei gruppi, ma delle persone. Alcuni dicono: fanno dei gruppi che fanno chiasso, io parlo delle persone, le lobby sono un’altra cosa, sto parlando delle persone. E credo che il Catechismo della Chiesa cattolica dice: non vanno marginalizzati. Credo che la cosa su questo punto sia chiara».
Nessun problema con Benedetto XVI
«Ho potuto parlare di tutto con Papa Benedetto. Lui sempre era al mio fianco, appoggiando e se aveva qualche difficoltà, me la diceva e parlavamo. Non c’erano problemi. Credo che la morte di Benedetto sia stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino», ha affermato Francesco, sempre secondo quanto riferisce Vatican News: «E quelli che strumentalizzano una persona così brava, così di Dio, quasi direi un santo padre della Chiesa, direi che è gente non etica, è gente di partito, non di Chiesa… si vede in ogni parte, la tendenza a fare di posizioni teologiche dei partiti. Queste cose cadranno da sole, o se non cadranno andranno avanti come tante volte è accaduto nella storia della Chiesa. Ho voluto dire chiaramente chi era papa Benedetto, non era un amareggiato».
Le prossime mete
«Credo che l’India sarà il prossimo anno». Nella conferenza stampa il Papa ha risposto così a una domanda sui suoi prossimi viaggi apostolici. «Il 23 settembre vado a Marsiglia, e c’è la possibilità che da Marsiglia voli in Mongolia, ma non è ancora definito, è possibile», ha aggiunto ricordando poi un’altra méta di quest’anno: Lisbona, per la Giornata mondiale della Gioventù. «Ho scelto di visitare i Paesi più piccoli dell’Europa», ha precisato a proposito del criterio della scelta dei viaggi: «Diranno: “Ma è andato in Francia”, no, sono andato a Strasburgo; andrò a Marsiglia, non in Francia. I più piccoli, per conoscere un po’ l’Europa nascosta, l’Europa che ha tanta cultura, ma non è conosciuta. Per accompagnare Paesi, per esempio l’Albania, che è stato il primo, che è il Paese che ha sofferto la dittatura più crudele della storia. Poi la scelta mia è questa: cercare di non cadere io nella globalizzazione dell’indifferenza». Interpellato, inoltre, sulle sue condizioni di salute, il Papa ha risposto: «Tu sai che cattiva erba muore mai. Non come all’inizio del pontificato, questo ginocchio dà fastidio, ma va avanti lentamente, poi vediamo».