«Prendere il largo, senza ideologie e senza mondanità spirituale, che genera il clericalismo, non soltanto dei laici, ma anche dei sacerdoti». È la consegna del Papa, durante i Vespri recitati nella serata della prima giornata trascorsa a Lisbona con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e gli operatori pastorali nel Monastero dos Jéronimos di Lisbona (leggi qui).
«Lasciare la riva delle delusioni e dell’immobilismo, prendere le distanze da quella tristezza dolciastra e da quel cinismo ironico che ci assalgono davanti alle difficoltà», l’atra indicazione di rotta di Francesco, che ha esortato i presenti a «passare dal disfattismo alla fede», recuperando la preghiera dell’adorazione, «come ha fatto Madre Teresa”, per superare la tentazione di portare avanti una «pastorale della nostalgia e dei rimpianti. Siamo chiamati a immergere le nostre reti nel tempo che viviamo, a dialogare con tutti, a rendere comprensibile il Vangelo, anche se per farlo possiamo correre il rischio di affrontare qualche tempesta», ha attualizzato Francesco. «Quando una persona che ha consacrato la sua vita a Dio si trasforma in funzionario, è molto triste», ha aggiunto a braccio.
«Senza corresponsabilità la Chiesa invecchia, coinvolgere i laici»
«La Chiesa è sinodale, è comunione, aiuto reciproco, cammino comune – ribadito il Papa -. Sulla barca della Chiesa ci dev’essere spazio per tutti», l’invito durante i Vespri ai presenti, esortati a «portare avanti insieme la pastorale»: «Tutti i battezzati sono chiamati a salirvi e a gettare le reti, impegnandosi in prima persona nell’annuncio del Vangelo». «La Chiesa non sia una dogana in cui si seleziona chi sì e chi no – ha aggiunto a braccio -. Non poniamo dogane alla Chiesa. È una grande sfida, specialmente nei contesti in cui i sacerdoti e i consacrati sono affaticati perché, mentre aumentano le esigenze pastorali, sono sempre di meno», ha argomentato Francesco: «A questa situazione, però, possiamo guardare come un’occasione per coinvolgere, con slancio fraterno e sana creatività pastorale, i laici».
«Se non c’è dialogo, corresponsabilità e partecipazione, la Chiesa invecchia – il monito del Papa -. Mai un vescovo senza il proprio presbiterio e il popolo di Dio; mai un sacerdote senza i confratelli; e tutti insieme – sacerdoti, religiose, religiosi e fedeli laici – come Chiesa, mai senza gli altri, mai senza il mondo. Senza mondanità, ma non senza il mondo. Nella Chiesa ci si aiuta, ci si sostiene a vicenda e si è chiamati a diffondere anche fuori un clima di fraternità costruttivo. Portare l’accoglienza del Vangelo in una società multiculturale; portare la vicinanza del Padre nelle situazioni di precariato e di povertà che crescono, soprattutto tra i giovani; portare l’amore di Cristo dove la famiglia è fragile e le relazioni sono ferite; trasmettere la gioia dello Spirito dove regnano demoralizzazione e fatalismo – la consegna finale -. Il proselitismo non è cristiano».