«Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo tuo come te stesso». È questa espressione tratta dal Vangelo di Luca (10, 27) – scelta da un gruppo ecumenico del Burkina Faso, coordinato dalla Comunità Chemin Neuf – a guidare la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani (18-25 gennaio). In Diocesi molti sono gli appuntamenti proposti dal Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo, in collaborazione con il Consiglio delle Chiese cristiane (a Milano) e con le Zone pastorali (nel resto del territorio). Come spiega il diacono permanente Roberto Pagani, responsabile del Servizio a livello diocesano: «Le iniziative che il Consiglio ha previsto per la Settimana sono essenzialmente legate alla celebrazione ecumenica di apertura, giovedì 18 gennaio, dalle 18.30, nella Chiesa evangelica battista di via Pinamonte da Vimercate, con la predicazione dell’archimandrita del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Ioannis Batsis».
Ci saranno celebrazioni alla presenza dell’Arcivescovo?
Sì, nella serata dello stesso 18 gennaio monsignor Delpini sarà a Monza, mentre il 19 gennaio si svolgerà un momento molto suggestivo nel Battistero paleocristiano del Duomo, nel quale è stato battezzato Sant’Agostino. Un luogo che testimonia una ricchezza di storia e di spiritualità molto significativa. A conclusione della celebrazione l’Arcivescovo riceverà nel palazzo Arcivescovile i ministri delle diverse Confessioni presenti, secondo la modalità dell’incontro che non ha potuto avere luogo l’1 gennaio.
I conflitti a livello mondiale stanno incidendo sul dialogo ecumenico?
Registriamo tante difficoltà perché, in particolare, il dialogo ecumenico soffre di una serie di diverse tensioni che avvengono tra Paesi in cui vivono cristiani. A supporto delle scelte della Nazione di appartenenza le Chiese si dividono. È successo in Ucraina, ma anche in Etiopia, dove la Chiesa del Tigrai si è costituita in maniera separata rispetto a quella d’Etiopia. Oggi siamo arrivati ad avere 20 Chiese ortodosse e questo è evidentemente un processo di disgregazione che lascia il segno. Rispetto a qualche anno fa, quando le Chiese ortodosse celebravano, talvolta, insieme, oggi non può che esservi una certa amarezza nel vedere come i rapporti sono mutati, condizionati da fattori esterni che poco hanno a che fare con la fede.
Milano rimane, comunque, un’isola felice per il dialogo ecumenico?
La realtà è che, dopo anni di conflitti, subentra un poco di stanchezza, se non di disillusione e la scelta di camminare insieme è oggettivamente più faticosa che nel passato. È impossibile pensare che ciò che sta accadendo non incida da noi.
Una parola di speranza si può comunque dire in questa Settimana dell’Unità 2024?
Certo ed è bello pensare che l’evento finale della Settimana sarà ancora quello del concerto delle corali delle diverse Confessioni riunite nella basilica di San Simpliciano. La possibilità di cantare secondo tradizioni musicali molto differenti tra loro esprime la ricchezza del dono che Milano ha ricevuto dalla presenza di così tante comunità, che in modo sinfonico fanno salire al Dio della Pace una preghiera di lode e di supplica.