Sono risuonate parole forti e fortemente segnate dall’attualità nell’incontro che martedì 10 dicembre si è svolto al Pontificio Seminario Lombardo di Roma, grazie all’ospitalità del rettore don Mario Antonelli, per la presentazione del libro di Paolo Dall’Oglio Dialogo sempre con tutti pubblicato da Centro Ambrosiano.
«Quello che ha fatto padre Paolo è per il presente e il futuro; la sua visione è molto attuale per la Siria di oggi e del domani», ha esordito il teologo musulmano Adnane Mokrani, docente all’Università Gregoriana, che ha aggiunto: «Lui ha sognato una Siria pacifica, democratica, plurale, inclusiva. Il suo discorso è di umanizzazione della Siria; la sua teologia è molto apprezzata e promettente, da esplorare e studiare in modo collettivo e anche grazie a questo libro pubblicato in italiano possiamo trasmettere il suo messaggio a tutti, in Siria ma anche in occidente, perché ce n’è un grande bisogno e potrà davvero servire per il futuro che è da costruire».
Gli ha fatto eco padre Jihad Youssef,, superiore della comunità monastica di Mar Musa, fondata da Dall’Oglio, sollecitato dalla moderatrice Elena Bolognesi, a sua volta testimone e protagonista dell’esperienza avviata da padre Paolo: «Il cambiamento per la Siria sta arrivando, diceva Paolo in un discorso che ho ritrovato in Internet. Diceva che quello che il regime faceva rendeva impossibile per i cristiani rimanere lì. Quello che ora è accaduto in Sira è la sua profezia realizzata, la sua Siria desiderata, la sua gente per la quale si è speso. Possiamo dire che quello che è successo, la fine di questa dittatura è anche frutto di quello che Paolo ha fatto e ha detto, della sua profezia, e di quello che anche noi facciamo con il nostro piccolo monastero nel deserto. Speriamo che Mar Musa possa essere un luogo in cui tutti possano incontrarsi per parlarsi, per confrontarsi, per costruire insieme il futuro di questo paese. Possiamo trasmettere un messaggio di speranza alle generazioni future, dicendo che il dialogo non è uno scenario naif, non è un accordo; il dialogo è aprirsi e aprire uno spazio all’altro nella propria vita. Oggi abbiamo l’occasione di diventare un solo popolo, come non siamo mai stati. Non possiamo perdere questa occasione».
Così, la presentazione del libro, alla quale hanno partecipato oltre un centinaio di persone, ha consentito di riflettere sul momento presente, alla luce di una visione della realtà siriana che – a detta di tutti gli ospiti – Dall’Oglio aveva profetizzato e per la quale ha lavorato per tutta la vita, mostrando la possibilità concreta e l’efficacia di una inculturazione del cristianesimo nel contesto islamico. Una sottolineatura richiamata da padre Federico Lombardi, gesuita: «Mi colpisce la visione di Dall’Oglio, che è di insegnamento anche per noi quando dice, a proposito del monastero di Mar Musa: “non stiamo fondando una nuova comunità che mescola cristianesimo e Islam; piuttosto aspiriamo a radicare la fede cristiana in questo contesto, in questo mondo arabo-islamico, motivati dal nostro umile amore per Dio”. Questo mi affascina sempre di padre Paolo: è un credente e quello che fa e quello che dice, invitandoci al dialogo, lo fa perché crede e ci riporta al centro».
Alla figura di padre Paolo e all’attesa di notizie certe sulle sorti del gesuita, rapito nel luglio 2013, sempre sottolineando la speranza che sia in vita e di poterlo riabbracciare ha dedicato le sue parole la sorella Immacolata. «Paolo-ha ribadito – ha sempre detto e ha scritto di essere “pronto al martirio” ma di non cercarlo. Scriveva: “prepararsi a fallire ed essere disposto a fallire, per amore del Signore, che ha fallito per la salvezza degli uomini”. E poi parlava di una “promessa di martirio; una promessa dell’amore di Dio attraverso il dolore fisico e la morte. Una promessa d’amore”, diceva!”». E con Immacolata Dall’Oglio, anche padre Jihad ha concluso: «Ora vogliamo sapere dov’è Paolo: se è vivo, per poterlo riabbracciare, se è morto vogliamo il suo corpo per piangerlo».