«Consapevoli di “essere chiamati – come diceva Paolo agli Efesini – ad annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo”, abbiamo spesso la percezione di seminare tanto, ma di raccogliere poco. Questo non ci scoraggia, ma anzi, nel momento in cui il vescovo Mario viene a visitarci per confermarci nella fede e darci indicazioni autorevoli, ci mettiamo ancora al servizio della Parola di Dio e della sua Grazia presente nei sacramenti, con l’umiltà e la determinazione del seminatore evangelico». Con questo sguardo realistico, e insieme pieno di fiducia, don Giuseppe Grisa, Decano di Paderno Dugnano, incomincia la presentazione delle comunità che in gennaio ricevono la visita dell’Arcivescovo.
Posto all’estremità occidentale della Zona pastorale VII, che dallo scorso mese di settembre è affidata al vicario episcopale don Antonio Novazzi, questo Decanato comprende tre Comuni: oltre a Paderno Dugnano (in provincia di Milano), ci sono Limbiate e Varedo (in provincia di Monza e Brianza). Le parrocchie sono quattordici: sette a Paderno Dugnano, due a Varedo e cinque a Limbiate. Nelle prime due città, nel giro di dodici anni, si sono formate quattro Comunità pastorali, mentre nell’altra c’è una pastorale giovanile cittadina con unico responsabile.
Per prepararsi alla Visita pastorale queste comunità hanno seguito le tracce di riflessione diocesane e ne hanno tratto una sorta di «fotografia pastorale», su situazione attuale, punti critici e prospettive, riferita in particolare agli ambiti della Parola e della Liturgia, presentata agli operatori pastorali nella serata del 27 novembre presso la chiesa parrocchiale di Varedo, alla presenza di don Mario Antonelli, vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede. «La preparazione al Battesimo, i cammini di iniziazione cristiana e gli incontri di preparazione al matrimonio sono curati, pur con modalità variabili, da ogni comunità con un’attenzione importante alla Bibbia – spiega don Grisa -. Per quanto riguarda gli adulti, in alcune parrocchie i Gruppi di ascolto hanno una lunga tradizione, anche se talora con qualche segnale di affaticamento, mentre in altre non hanno ancora preso piede; ciascuna poi attua dei momenti formativi, come per esempio le catechesi durante l’anno o nelle domeniche dei tempi forti, oltre a proposte tradizionali come ritiri e Quarantore. Fra adolescenti e giovani la “robusta familiarizzazione con la Parola di Dio”, che il documento diocesano suggerisce, è un orizzonte ancora lontano, ma ci stiamo lavorando. D’altro canto, anche negli adulti questa “familiarità” appartiene a un numero ristretto di persone».
Ci sono momenti proposti a livello decanale?
Certo. Ricordo la lectio proposta a tutti dall’Azione cattolica e gli esercizi spirituali per coppie di sposi, promossi in Quaresima ormai da quindici anni.
La Parola di Dio nella liturgia è adeguatamente curata?
Nel complesso la cura è buona: ci sono corsi per lettori, si utilizzano sussidi vari, si pone attenzione alla preparazione dell’omelia, tenendo conto anche dell’uditorio, in quanto sappiamo che in determinate occasioni (matrimoni, funerali, ecc) capitano persone da tempo assenti dalle chiese. In diversi casi viene segnalata la difficoltà a seguire le letture, quando queste sono piuttosto lunghe e complesse. C’è da dire che ciascun fedele dovrebbe curare meglio la propria capacità di attenzione e ascolto.
Cosa ci dice, infine, riguardo ai progetti per l’avvenire?
Alcune comunità hanno accolto la proposta, presente nella Lettera pastorale, di una lectio sui Salmi. Le esperienze dei Gruppi di ascolto e dei gruppi familiari – specialmente per coppie con bambini -, così come altre già note, attendono di essere consolidate in alcune parrocchie e avviate in altre.
C’è qualche sottolineatura che si vuole consegnare all’Arcivescovo?
Ne cito una. Considerato il Sinodo minore «Chiesa dalle genti» appena concluso, si ritiene che le comunità cristiane debbano valutare modalità per aiutare i non italiani a inserirsi sempre di più anche nei momenti in cui ci si accosta alla Parola di Dio. Questa si trasmette anzitutto con il linguaggio, che può risultare ostacolo più che veicolo di comunicazione. Può raffreddarsi la fede di una persona proprio perché sente una lontananza tra liturgia e vissuto. Forse varrebbe la pena che la griglia proposta dalla Diocesi venisse integrata con un punto specifico su questo argomento per aiutare le parrocchie a una riflessione.