Una parrocchia su tre nella Diocesi di Milano sta ospitando profughi o si è detta disponibile a farlo. È quanto emerge dal censimento fra le parrocchie a un anno dal lancio del piano di accoglienza diffusa chiesto dall’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola.
Dall’indagine condotta da Caritas Ambrosiana – che ha ricevuto dall’Arcivescovo il compito di accompagnare le comunità ad affrontare la sfida – risulta in particolare che sono 117 le parrocchie (10% del totale) che hanno già messo a disposizione un appartamento di propria proprietà. Altre 213 hanno accolto favorevolmente la proposta e potranno essere dunque inserite nel programma nei prossimi mesi, una volta valutato lo stato degli immobili e gli oneri finanziari necessari per gli eventuali adeguamenti.
Grazie a queste nuove disponibilità la capacità ricettiva del sistema di accoglienza gestito dalle realtà cattoliche in Diocesi sale così a 1861 posti, di cui 495 in parrocchia, gli altri in strutture di proprietà della Curia, degli istituti religiosi, della Caritas Ambrosiana o delle cooperative sociali.
L’appello ai parroci ad aprire le porte ai profughi era stato lanciato dal cardinale Scola nell’estate del 2015. Nell’Angelus del 6 settembre anche il Papa aveva invitato le comunità cristiane ad attivarsi per accogliere dignitosamente e offrire un’opportunità di vita ai migranti che giungevano in Italia in fuga dalla guerra e dalla miseria. Nei mesi successivi ha preso così corpo in Diocesi un modello di ospitalità diffusa, imperniato sulle parrocchie, sotto la regia della Caritas Ambrosiana e in stretta collaborazione con le Prefetture, volto a favorire, attraverso il coinvolgimento dei volontari, l’inserimento dei nuovi arrivati nel tessuto sociale.
Dopo un periodo di raccolta spontanea delle disponibilità, verso le quali gli operatori di Caritas Ambrosiana hanno verificato la concreta fattibilità dell’avvio dei progetti (sotto il profilo burocratico-amministrativo e gestionale e pastorale), nell’aprile scorso è stato costituito un gruppo di lavoro specifico con l’obiettivo di mappare le parrocchie che a vario titolo si erano già rese disponibili per l’accoglienza dei profughi, di raccogliere eventuali risorse non ancora utilizzate al fine di attivare nuove strutture di accoglienza, di supportare le comunità disponibili all’accoglienza e di sensibilizzare sul tema dell’immigrazione per far crescere comunità accoglienti. In maggio questo stesso gruppo di lavoro ha poi avviato un censimento capillare tra tutte le 1108 parrocchie che compongono la diocesi, censimento giunto ora al suo primo giro di boa.
Il lavoro finora svolto consente alla Diocesi di Milano di disporre di un sistema di accoglienza capillare e modulare che permette di accompagnare gli ospiti verso la loro progressiva autonomia.
Il sistema è articolato in centri di prima accoglienza di una capienza mai superiore al centinaio di posti e in una rete ampia di appartamenti, sparsi nel territorio, per l’accoglienza di piccoli gruppi (da due a quattro persone) o di famiglie. Negli appartamenti i richiedenti asilo trovano una dimensione di vita più normale e soprattutto il sostegno dei volontari e della loro rete di relazioni. In alcuni casi sono affiancati da famiglie tutor che li seguono nel loro cammino, mentre continuano a frequentare corsi di alfabetizzazione, di riqualificazione professionale e cominciano a inserirsi nel mondo del lavoro attraverso tirocini.