«Noi siamo grati al Signore e a voi che ricevete l’ordine diaconale perché, nello stile con cui praticherete la vostra vita di famiglia, la professione, il vostro servizio nella comunità cristiana, praticherete lo stile di Cristo Re e ricorderete sempre alla Chiesa di comportarsi in maniera degna del Signore, con lo stile regale del servire come ha fatto Gesù».
Con questa consegna per il cammino che li attende l’Arcivescovo Mario Delpini ha ordinato otto nuovi Diaconi permanenti della Diocesi, durante la Messa vigiliare nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, da lui presieduta in un Duomo gremito di fedeli, parrocchiani, parenti, amici dei candidati e concelebrata dai membri del Consiglio Episcopale Milanese, del Capitolo metropolitano della Cattedrale, da una cinquantina di sacerdoti tra cui i parroci delle realtà di provenienza e di destinazione degli ordinandi. Accanto alla cattedra del vescovo Delpini, il rettore per la formazione al Diaconato permanente, don Giuseppe Como e il vicario episcopale per la Formazione permanente del Clero, monsignor Ivano Valagussa, mentre nel transetto di San Giovanni Bono trovano posto molti Diaconi.
I candidati 2023
Dopo la Liturgia della Parola, si avvia quella dell’ordinazione con la presentazione e l’elezione degli otto uomini che sono entrati a far parte dell’ormai numeroso gruppo dei Diaconi permanenti ambrosiani con più di 150 ordinati e una quarantina in formazione.
Sette coniugati con figli – le mogli siedono alle spalle dei mariti in Duomo – e un celibe, provenienti da diverse zone della Diocesi, i neodiaconi lavorano in svariati campi, dal marketing, alla scuola, dal mondo bancario all’impiego nelle ferrovie. Il più giovane ha 38 anni, il più maturo 59, mentre gli altri sono tutti intorno ai 50 anni. Pluriennale il loro cammino di preparazione a questo ministero, per il quale è richiesta una laurea triennale conseguita presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose.
Una scelta impegnativa, quella del Diaconato permanente che vede gli ordinati continuare nella loro vita familiare e lavorativa, pur essendo a servizio della Chiesa. Così come ha sottolineato l’Arcivescovo nella sua omelia ispirata dalle letture, con il riferimento alla regalità del re Davide e alla diversa regalità del Signore.
«Ordinati per servire con lo stile di Gesù»
«“Io sono il re”, dice Davide, “Io, io”, pensano e dicono gli uomini e le donne del nostro tempo: “Io ho fatto, io ho detto, io penso, io sono libero, io decido del bene e del male, io ho diritto, io protesto, io mi conquisto visibilità, io voglio che tu sia mia, io pretendo, io mi procuro quello che mi serve, quello che mi piace. Perciò adesso devo pensare anche a Dio, per decidere se esista o non esista, se mi devo dichiarare credente o agnostico, come sarebbe più politicamente corretto”». Un “io” tuttavia, osserva monsignor Delpini, divenuto «debole, spaventato, confuso, ferito», ma che non smette di essere autoreferenziale. Eppure, aggiunge, «la presunzione ottusa dell’io ingigantito è chiamata a conversione dalla rivelazione della regalità di Gesù che inaugura in modo paradossale il suo regno che non è di questo mondo e risulta sconcertante per Pilato e per i potenti del mondo».
Un regno, il suo, che suscita «stupore e gratitudine come principio di conformazione» e che chiama tutti a comportarsi in maniera degna del Signore, specie chi svolge un ministero specifico nella Chiesa.
«I Diaconi sono consacrati per questo scopo particolare: tenere vivo il servizio, con quello che potremmo chiamare lo stile regale del servire, sia per quanto riguarda i rapporti entro il clero, di cui ora fanno parte, sia nelle dinamiche interne della comunità cristiana, sia per quanto attiene alla missione della Chiesa nel mondo». Infatti, «per rendere praticabile la via di Gesù, lo Spirito suscita nella sua Chiesa uomini che sono consacrati per richiamare continuamente la Chiesa a non smarrire la strada, a non perdersi nelle tenebre del mondo, a non confondersi nella confusione del mondo».
Il richiamo è all’immagine scelta dai Diaconi per la loro ordinazione: la visitazione di Maria a Elisabetta con il motto “Si alzò e andò in fretta”. «La scena della visitazione è spesso intesa come la premura di servire e questo sia anche il programma di vita dei Diaconi ordinati oggi e di tutti i Diaconi che rendono viva la loro partecipazione alla vita della comunità», conclude l’Arcivescovo.
Poi, gli impegni degli eletti – con il “Sì, lo voglio” e il “Sì, lo prometto” – le Litanie dei Santi, l’imposizione delle mani, nel silenzio della Cattedrale, la preghiera di Ordinazione e i Riti esplicativi con la vestizione degli abiti diaconali e la consegna del Libro dei Vangeli.
Don Giuseppe Como nuovo vicario episcopale
Al termine della celebrazione arriva anche un annuncio relativo proprio a chi, fino al 4 novembre 2023, è stato Rettore per la formazione al Diaconato permanente. Don Giuseppe Como, 62 anni, è infatti stato nominato nuovo Vicario Episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della Fede e per la Pastorale scolastica, subentrando a don Mario Antonelli, oggi rettore del Pontificio Seminario Lombardo. Don Como, prete ambrosiano dal 1990, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università Cattolica e il dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Dal 1994 è docente nel Quadriennio teologico presso il Seminario arcivescovile di Venegono. Dal 2008 al 2012 è stato membro dell’Equipe per la Formazione al Diaconato permanente, divenendone Rettore nel 2012. Gli succede don Filippo Dotti – anche lui concelebrante in Duomo -, classe 1977, ordinato nel 2002, già membro del Consiglio per il Diaconato.