I ragazzi – tanti -, la festa, i ritmi alla moda che fanno ballare anche le suore, il desiderio di essere insieme che si legge nei volti, nelle scritte sulle magliette di ordinanza, ma che vive anche nella preghiera, nel chiedersi perché si sta insieme in una piazza del Duomo gremita dove la gente si affaccia dalle terrazze dei locali “in” del cuore di Milano per guardare con curiosità il popolo variopinto di una Chiesa ambrosiana giovane ed entusiasta. Quella degli adolescenti che saranno, tra qualche giorno e per settimane, gli animatori dell’attesissimo oratorio feriale 2024 “Viavai”, ricevendo il mandato dall’Arcivescovo, durante il tradizionale incontro di avvio della proposta estiva oratoriana, come sempre organizzata con cura a fantasia dalla Fom, la Fondazione degli Oratori Milanesi, il cui direttore, don Stefano Guidi è accanto al vescovo Mario cosi come il vicario episcopale di Settore, monsignor Giuseppe Como.
La festa
Una serata fatta di molti e diversi momenti tutti legati dall’immagine dell’andare – appunto articolata sul tema del “Viavai” – in un percorso di crescita fondamentale per i ragazzi e per l’intera Chiesa ambrosiana, della quale gli oratori sono struttura portante e capillarmente diffusa in oltre 900 realtà, come testimoniano i 40.000 adolescenti impegnati quali animatori e rappresentati, nella kermesse di piazza del Duomo, da qualche migliaio di loro. Tra cui l’Arcivescovo sosta a lungo camminando tra i gruppi provenienti da ogni parte della Diocesi, fermandosi per gli immancabili selfies, qualche battuta, sorrisi e strette di mano, ai piedi della maestosa Cattedrale la cui facciata, dal bianco sfolgorante del pomeriggio al rosa nella sera che scende – fra nuvole minacciose e sprazzi di sereno – sembra davvero vegliare sui più giovani, i don, gli educatori, le religiose. Insomma, una location splendida per i suoni, i giochi, l’animazione, preparata per mesi dalla Fom, ma soprattutto per ciò che il vescovo Mario dice, richiamando il tema della strada da percorrere e il versetto del Salmo 16, “Mi indicherai il sentiero della vita”, che accompagnerà il “Viavai” oratoriano in un cammino verso gli altri e verso Dio.
Sette i blocchi in cui si svolge la serata, rispettivamente intitolati, “arrivare” – che «non è la fine, ma è solo l’inizio di un cammino più importante» -, “decidere” per «cambiare sguardo e passo nella vita», “prepararsi”, «perché non ci si improvvisa pellegrini». E, ancora, “camminare”, con «i compagni di viaggio che ti aiuteranno a rialzarti quando cadrai» – in questo contesto bella e toccante la presentazione dell’Associazione “La Nostra Famiglia”, fondata dal beato don Luigi Monza e oggi presente in 6 regioni con 28 sedi per il sostegno a gravi disabilità intellettive e motorie e un Ircss per la ricerca di eccellenza – cui si aggiungono il quinto blocco dedicato al “raccontare”, il sesto al “ritornare” e l’ultimo a “partire”, con il tema del pellegrinaggio e la lettura del Vangelo.
Le parole dell’Arcivescovo
«Ci sono strade troppo ripide, complicate da tante situazioni, che invitano a sedersi invece che andare. Io vorrei dirvi questo», scandisce il vescovo Mario. «Sulla strada nessuno di noi può andare molto lontano se non ci sono gli amici, se non si cammina insieme, se non c’è qualcuno con cui incoraggiarsi e dire che ce la facciamo, che riusciamo e che arriviamo»
Anche perché «sulla strada è difficile camminare da soli», ma «quei due che scendevano da Gerusalemme verso Emmaus erano in grado di riuscire a riconoscere Gesù che camminava con loro», spiega ancora monsignor Delpini in riferimento alla pagina evangelica di Luca 24.
«Io vorrei chiedervi, quest’estate, di camminare e di far camminare i ragazzi, di arrivare a mete bellissime, di prepararvi, di decidere, di partire, di arrivare – sì, tutto questo -, ma due cose non devono mai mancare: Gesù e gli amici. Senza di Lui anche l’essere in tanti, anche l’essere bravi finisce per stancarci. Il segreto del cristianesimo non è mai nella scelta “o gli amici o Gesù”, ma insieme con Gesù e con tutti gli amici. Buona estate».
L’oratorio: una strada piena di speranza
Parole su cui il vescovo Mario torna, a margine, dialogando con i cronisti.
«La vita degli uomini e delle donne è come una strada, talvolta comoda, talvolta piena di asperità, qualche volta piena di ombra e di frescura. Questo oratorio vuole insegnare che, su questa strada, non siamo mai soli perché c’è il Signore Gesù che ci accompagna, c’è la Chiesa che ci indica la via e ci sostiene, e che ci sono i più giovani che si aspettano un aiuto da noi. L’oratorio è un luogo che dice che ogni strada – qualunque essa sia -, è piena di speranza. L’impegno estivo conserva un’attrattiva per tanti perché offre un modo di vivere le settimane estive come un momento ricco di quella gioia particolare che dipende dal prendersi cura dei più piccoli».
E non manca, nel pensiero dell’Arcivescovo, un pensiero per Carlo Acutis, che diventerà presto santo.
«Qui abbiamo radunato quelli che hanno, più o meno, l’età che aveva Carlo Acutis quando è morto, ancora adolescente. Lui ha detto ai suoi coetanei – Carlo, nato nel 1991, scomparve in breve tempo per una forma di leucemia acuta a soli 15 anni il 12 ottobre 2006 – che si può vivere l’adolescenza in modo da prepararsi a diventare uomini e donne per un mondo migliore e ha insegnato le vie della giovinezza lieta, della preghiera intensa, della capacità di affrontare con serenità anche le prove. Ecco, questi santi sono coloro che possono maggiormente aiutare gli adolescenti a desiderare di diventare adulti e impegnarsi per un mondo migliore».