«Vi auguro, per la vostra estate, che abbiate queste 3 rivelazioni: primo, sei capace di amare; secondo, sei autorizzato, autorizzata ad avere stima di te, imparando che la dedizione non è il capriccio di un giorno, ma la vocazione di una vita». Sono questi gli auspici, ma sarebbe meglio dire la consegna e l’impegno preciso, che l’Arcivescovo lascia agli oltre 5000 ragazzi e ragazze riuniti in una piazza del Duomo in festa, per il conferimento del mandato agli animatori dell’oratorio estivo 2023. Che, finalmente dopo gli anni della pandemia, torna nelle modalità tradizionali e a pieno regime, con la previsione di una durata media di 3-4 settimane delle attività che si svolgeranno, a partire dalla conclusione dell’anno scolastico, nei quasi 1000 oratori capillarmente diffusi in diocesi con l’impegno di 40mila animatori e 10mila volontari adulti, al servizio di circa 300.000 bambini.
La festa
E tutto con l’obiettivo di un’esperienza condivisa di crescita personale e comunitaria indicata con chiarezza dal titolo e dal senso complessivo della proposta 2023: “TuXTutti. E chi è mio prossimo?”. Per questo, ai piedi del Duomo, non va in scena solo una grande festa di colori, musica e giochi, ma si riflette e si prega insieme al vescovo Mario, che per oltre mezz’ora percorre la piazza in ogni sua parte, camminando e sostando tra i giovani, tra infiniti e immancabili selfies. Accanto a lui, il vicario episcopale di Settore, don Mario Antonelli e il direttore della Fom, don Stefano Guidi. E proprio alla Fondazione degli Oratori Milanesi – organizzatrice, come sempre, dell’evento -, va il primo pensiero dell’Arcivescovo, in apertura della serata, definita «un’occasione per incontrare il Signore».
«Voi della Fom – scandisce, infatti – siete in gamba, avete prenotato la piazza e il sole. La città intorno e la Madonnina vi guardano, ma la cosa più importante ora e in questa estate è di guardarvi intorno e di imparare a guardare. Benvenuti a questa scuola per un’estate felice».
Parole che tornano, dopo i canti, e tanta animazione, ispirata anche dalla storia di Don Bosco, figura-guida di “TuXTutti”, nell’invito rivolto ai giovani a mettere in pratica le 4 caratteristiche fondamentali dell’azione di cura: la responsabilità, la gratuità, il rispetto, il coraggio. Senza di dimenticare quelli che vengono chiamati gli ingredienti di questa azione: l’attenzione, l’ascolto, la comprensione e l’empatia. Atteggiamenti ben esemplificati nella testimonianza del presidente della squadra del “Vero Volley”, Alessandra Marzari.
La vocazione al prendersi cura
Poi, l’omelia (qui il video) che, prendendo avvio dall’icona biblica dell’oratorio estivo, la parabola del Buon samaritano appena proclamata in piazza, si fa dialogo diretto con i ragazzi troppo spesso travolti dalla confusione e dai complessi.
«La confusione nel mondo, con i messaggi che stordiscono, e la confusione dentro di me. Eppure, in questa confusione passo vicino a un oratorio. Mi addentro e decido quest’anno di fare l’animatore, l’animatrice. In questa confusione io ricevo una rivelazione: ho imparato che sono capace di amare, sono capace di prendermi cura degli altri, sono capace di fare del bene», spiega il vescovo Mario in un silenzio che ha del miracoloso, con i ragazzi attentissimi a ciò che viene loro detto.
«Nei complessi, nell’oppressione dei sensi d’inferiorità e di colpa c’è una rivelazione: mi hanno chiamato per fare l’animatore, qualcuno ha stima di me e mi dà fiducia. In mezzo a tutti questi complessi, che ci portano a sottovalutarci, una parola di stima, dice: “Vieni, tu sei capace; vieni, abbiamo bisogno di te; vieni, ti affidiamo i ragazzi della tua squadra”. E, ancora, in riferimento alla parabola: «Noi scopriamo che siamo autorizzati ad avere stima di noi stessi perché Gesù ci chiama per nome. In mezzo alla precarietà di un mondo che cambia sempre, ci rendiamo conto che la dedicazione a prenderci cura degli altri non può impegnarci finché abbiamo voglia, ma perché gli altri si aspettano qualcosa. Lì, sulla strada attraverso un poveraccio che chiede aiuto, c’è Gesù che dice: “Avevo fame e tu mi hai dato da mangiare; ero malato, sei venuto a trovarmi; avevo bisogno di un conforto, e mi hai confortato”. Prendersi cura degli altri non è il capriccio di un giorno, non è uno slancio di generosità, ma un impegno che deve attraversare il tempo, che deve diventare vocazione».
L’oratorio: una proposta educativa
Infine, il conferimento del mandato, espresso con la recita corale della preghiera dell’animatore e la benedizione che segnano l’avvio ufficiale dell’oratorio estivo definito, a margine con i cronisti, «una proposta educativa, non un servizio a un vuoto d’iniziative della società civile, ma piuttosto un modo con cui la comunità cristiana raduna ragazzi e ragazze, offrendo loro una proposta di condivisione e di aiuto reciproco. Questi giovani, che presteranno servizio, avranno l’occasione per scoprire di essere capaci di fare il bene e che fare il bene è un motivo di gioia. Naturalmente, i problemi dell’età adolescenziale sono sempre complicati ed è difficile dire cosa si deve fare, cosa non fare o di chi è la colpa. Noi crediamo che questi ragazzi meritino fiducia, ci prendiamo cura di loro e proponiamo queste esperienze che li aiutano a scoprire in che modo possono rendere contenti gli altri trovandosi contenti».
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