Gli oratori della diocesi ambrosiana si dimostrano ancora una volta lungimiranti. Da tempo hanno capito che quella dei minori stranieri non accompagnati – che sempre più numerosi arrivano nel nostro Paese (per il ministero del Lavoro e delle politiche sociali al 30 giugno 2023 ne risultavano 20.926 in Italia), e soprattutto in Lombardia (la prima seconda regione, dopo la Sicilia, per numero di presenze) – è una sfida da raccogliere. E non soltanto dal punto di vista dell’accoglienza, comunque problematica, ma soprattutto da quello dell’inclusione.
Per questo nei mesi scorsi i preti di pastorale giovanile della città di Milano, dopo un confronto con Caritas ambrosiana, hanno lanciato un appello a tutti gli oratori e le parrocchie della città per farsi carico di una proposta educativa rivolta a questi ragazzi. Esigenza che è emersa soprattutto da quando i minori stranieri, dati i numeri troppo alti, hanno cominciato ad essere presi in carico da centri di accoglienza per adulti, non attrezzati per niente che vada al di là di un tetto sulla testa. Con il rischio che alcuni di questi giovani finiscano a bighellonare tutto il giorno sulla strada, incappando in “giri” poco raccomandabili.
Un successo oltre le aspettative
All’appello ha risposto la parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca, avviando quello che di fatto è primo “centro diurno” parrocchiale per minori stranieri non accompagnati: lo hanno frequentato, a partire da gennaio, 26 ragazzi di diversa nazionalità, provenienti da centri di accoglienza di varie zone della città. Una disponibilità, quella di Bicocca, che si affianca a quella di altre parrocchie della città, che da qualche tempo, sempre in collaborazione con Caritas ambrosiana, hanno creato invece dei veri e propri centri di accoglienza residenziali.
In questi giorni di fine anno pastorale, il progetto della parrocchia di Bicocca giunge alla conclusione, con un grande pranzo di saluto in cui ciascuno cucinerà un piatto della propria terra. «C’è chi dovrà elaborare il lutto», scherza il parroco, don Antonio Fico: «Il progetto è partito in sordina e ha superato ogni nostra aspettativa. Ora questi ragazzi sono diventati decisamente parte della “famiglia” della nostra comunità. Alcuni, durante l’anno, hanno perfino partecipato al gruppo adolescenti o alle squadre sportive della parrocchia. Ci mancheranno, ma non troppo a lungo, perché molti di loro saranno impegnati durante l’oratorio estivo, a partire da lunedì 10 giugno».
Già: chi ha dato ha dato, e chi ha avuto restituisce. A “dare” sono stati circa 30 volontari, quasi tutti della parrocchia, qualcuno dagli oratori vicini. Persone generose, ma anche competenti, come alcuni ex insegnanti che hanno messo in piedi una vera e propria scuola di italiano. Ma non solo: «Abbiamo attivato laboratori di falegnameria, artistici, teatrali, di cucina, sportivi, in base alle capacità e alle passioni dei nostri volontari – spiega Francesca Galeotta, direttrice dell’oratorio, grande sostenitrice, insieme al parroco, del progetto -. Li hanno frequentati quei ragazzi che non erano in grado di sostenere una lezione frontale. Alcuni di loro sono analfabeti nella lingua madre, ma seguirli nella realizzazione di piccoli lavoretti è anche quello un modo di veicolare la lingua italiana».
Il successo dell’esperienza, per Galeotta, sta tutto nel coinvolgimento della parrocchia: «Ogni giorno avevamo 7 persone presenti, a coprire tutta la mattina, fino al pranzo insieme. C’erano anche due volontari fissi, Silvia Caserio e Luciano Vasori, che sono stati le colonne portanti dell’esperienza. Prenderci cura di questi ragazzi ha fatto tanto bene a loro, ma soprattutto alla nostra comunità. Accogliere abbatte i pregiudizi e apre il cuore». La pensa così anche il parroco, don Fico: « Quando si pensa a questi ragazzi si tende a “marchiarli” a priori come i futuri delinquenti. Poi invece li si accoglie e diventano parte della famiglia. È accaduto anche con un progetto con i carcerati, che abbiamo realizzato nella parrocchia di Gesù Divino Lavoratore, che insieme a San Giovanni Battista forma la nostra Comunità pastorale Agnus Dei alla Bicocca».
E adesso animatori per l’estate
Ora i minori stranieri sono pronti per partecipare come animatori all’oratorio estivo. Nessuno di loro è cristiano, ma ormai gli oratori, soprattutto quelli nelle periferie, sono abituati a essere “casa” anche per chi professa un’altra fede. Anche gli scorsi anni, racconta Francesca Galeotta, ci sono stati dei musulmani tra gli animatori, che in alcune occasioni hanno radunato i bambini dello stesso credo per una preghiera alternativa, in parallelo ai momenti di preghiera dei bambini dell’oratorio.
Non ci trova nulla di scandaloso don Stefano Guidi, direttore della Fom: «Anzi, è molto interessante – ribatte -, sperimentare come l’esperienza della fede cristiana diventi capace di provocare alla fede anche altre esperienze religiose. L’oratorio, cioè, è capace di stimolare, di suggerire, di creare quelle condizioni tali per cui tutte le esperienze religiose possano essere vissute con serietà e con profondità».
E sul progetto del “centro diurno” alla Bicocca, don Guidi riflette così: «È un’esperienza pilota che ci dimostra come l’oratorio possa davvero diventare accogliente per questi ragazzi, che cercano non soltanto una casa, nel senso di un tetto sopra la testa, ma una casa di relazioni e di amicizia. In tutti i giovani, e a maggior ragione in questi ragazzi lontani dalle loro famiglie, c’è un grande desiderio di luoghi dove vivere relazioni e amicizie buone e l’oratorio volentieri vuole essere questo luogo. In questo senso è bello che questi ragazzi abbiano voluto continuare a frequentare la parrocchia rendendosi disponibili a vivere l’esperienza del grest. È un segnale importante, ci dice che l’oratorio funziona nei suoi scopi, cioè mette tutti – i ragazzi, gli adolescenti, gli adulti – nelle condizioni di prendersi cura concretamente gli uni degli altri. Ci auguriamo che questa esperienza della Bicocca possa replicarsi in tante altre realtà».