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Oratori oggi, una ricetta vincente

Sono 6.500: concluso a Brescia il primo “Happening” nazionale

a cura di Michele LUPPI Agenzia Sir

10 Settembre 2012

L’oratorio è una realtà viva, oggi più che mai. Lo hanno dimostrato in questi giorni i mille e trecento educatori che si sono ritrovati nelle diocesi di Bergamo e Brescia per il primo “Happening” nazionale degli oratori, chiamato “H1O”. Una quattro giorni organizzata dal Forum degli Oratori Italiani che si è conclusa domenica 9 settembre con la celebrazione nella cattedrale di Brescia presieduta da monsignor Luciano Monari. Tra i fedeli i rappresentanti di circa 500 oratori non solo del nord Italia, dove l’esperienza oratoriana è tradizionalmente più radicata, ma anche del centro e del sud Italia dove il numero è in costante crescita. A oggi in Italia sono attivi circa 6.500 oratori, di cui la metà si trova tra Piemonte, Lombardia e Triveneto.

Oratori in dialogo

«Gli oratori fanno tante cose, ma a volte si parlano poco», racconta don Marco Mori, presidente del Forum degli Oratori e delegato della pastorale giovani di Brescia, ricordando come «lo scambio di esperienze sia invece un fattore determinante della sua essenza». Una visione condivisa dal Servizio di pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana. «È proprio questa diffusione della realtà dell’oratorio in realtà diverse – spiega don Nicolò Anselmi, responsabile dello stesso servizio – ad aver reso necessario un incontro come questo, rivolto non tanto ai ragazzi, ma agli educatori e ai responsabili dei vari oratori. Un’occasione di incontro e confronto fondamentale».

Bisogno di equilibrio

Ed è proprio dall’accoglienza da parte degli oratori di Bergamo e Brescia ai delegati provenienti da tutta Italia che è iniziata l’esperienza dell’ “Happening”. La giornata di venerdì 7 è stata interamente dedicata proprio al confronto in piccoli gruppi nelle varie parrocchie coinvolte. «Quella dell’oratorio è una ricetta vincente anche oggi – spiega don Marco Mori – perché riesce a mettere insieme, in un’esperienza quotidiana, dimensioni diverse: l’accoglienza e l’incontro, la preghiera e la riflessione, il gioco e il divertimento, la responsabilità e la partecipazione. Ma perché la ricetta funzioni serve equilibro tra queste componenti. Senza dimenticare il ruolo dei ragazzi, che devono sentirsi protagonisti del percorso educativo, e quello della comunità cristiana che deve essere coinvolta vedendo nell’oratorio un punto di riferimento essenziale».

Il ruolo dell’educazione

Gli stessi elementi che hanno fatto da collante all’evento lombardo. Dopo l’incontro e la preghiera non è mancato, infatti, un momento di approfondimento con il convegno nei padiglioni della Fiera di Montichiari dove si è approfondito il tema scelto per l’Happening: “oratorio e/è educare”. Nel suo intervento il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, delegato lombardo della pastorale giovanile, ha sottolineato il legame fondamentale tra oratorio e comunità cristiana perché l’oratorio non è solo un luogo dove si gioca, ma in cui si educa, anche attraverso il gioco. «Durante il convegno – continua don Anselmi – è stato dato spazio anche alle testimonianze di laici impegnati nel mondo dell’associazionismo, del lavoro e dell’imprenditoria che hanno spiegato quello che l’oratorio ha rappresentato per la loro formazione». In serata, a Brescia, non è mancato un momento di festa che ha animato Piazza della Loggia per lasciare poi spazio al silenzio dell’Adorazione eucaristica in cattedrale dove, domenica mattina, i delegati sono tornati per la celebrazione conclusiva.

 

Un cammino che continua

A casa con loro gli educatori porteranno il “kit educativo” contenente il materiale per le riflessioni che è stato consegnato a tutti i presenti in apertura di convegno. Un kit che sarà inviato nelle prossime settimane a tutti gli oratori d’Italia. «Un modo – spiega don Mori – per proseguire e allargare la riflessione iniziata in questi giorni e per tracciare il percorso che ci porterà verso il prossimo appuntamento». Quella di Bergamo e Brescia non vuole essere, infatti, un’occasione isolata, anche se gli organizzatori non hanno ancora chiara quale potrà essere la cadenza di questi appuntamenti. «Questa si è rivelata una formula vincente e ci saranno sicuramente altri momenti, ma non penso avranno una cadenza annuale», precisa don Anselmi che, però, rilancia: «Oggi l’oratorio appare sempre più come un luogo di incontro e di relazioni, una risposta alla solitudine e all’individualismo che vivono tanti giovani e famiglie. Un luogo di frontiera sempre aperto alla società. Per questo è importante che sia l’intera comunità a farsene carico come sottolinea anche i Vescovi italiani». Una visione che sarà alla base del lavoro dei prossimi anni. «L’esperienza dell’oratorio – conclude don Marco – è una realtà che ha conosciuto una crescita rispetto alla crisi di dieci anni fa. Questo non significa che non ci sono sfide nuove, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento dei giovani tra i 20 e i 30 anni, che sono un po’ la generazione mancante, ma se guardiamo ai circa 200 mila adolescenti che hanno partecipato come animatori alle esperienze estive si rimane colpiti. Ai tempi dei social network l’oratorio resta un punto di riferimento in cui potersi incontrare e crescere».