Quello che piace ai ragazzi deve piacere anche all’educatore. Don Bosco riassumeva così l’attenzione da avere verso i più piccoli, un rapporto che, a partire dai desideri più immediati, diventava una cura per tutta la vita del ragazzo. I tempi e le situazioni sono cambiati, ma non la missione degli oratori. Soprattutto in questi giorni di inizio estate, quando circa 400 mila giovanissimi ambrosiani passano, senza soluzione di continuità, dalle classi ai campi estivi, dove saranno protagonisti con giochi, balli, preghiere. Settimane di divertimento per i ragazzi, ma anche una scelta, e spesso una soluzione, per i genitori, che agli oratori chiedono di essere luoghi accoglienti e affidabili nella cura dei figli.
Lo sa bene suor Ferdinanda Bolognini, da anni alla guida dell’oratorio della Comasina, quartiere popolare alla periferia nord di Milano. «Ai genitori lo dico: se volete bene ai vostri figli, dovete dar loro questa opportunità. Il nostro è un oratorio a misura di quartiere dove nessuno è escluso: qui infatti ci sono tante situazioni che precluderebbero la partecipazione, e non solo per difficoltà economiche». Suor Ferdinanda ci tiene ad aprire l’oratorio anche ai ragazzini meno raccomandabili. Certo, poi ci sono anche quelli che proprio non ce la fanno a stare nelle regole. Sono i ragazzi delle medie più scalmanati, che «qui sono stretti e devono avere una libertà che non possono avere, perché ci sono gli altri da rispettare». Suor Ferdinanda ha pensato anche a loro, proponendo un campus insieme alla cooperativa Aquilone, che segue i ragazzi con un educatore professionale: mezza giornata di giochi, il pranzo in oratorio, e comunque una visita, durante la giornata, di don Aurelio, che in questo modo mantiene un legame con i ragazzi. «Alla fine i genitori si sono convinti», conclude suor Ferdinanda difendendo la validità della proposta.
Forse anche quando le famiglie sembrano chiedere solo un luogo sicuro, stanno comunque cercando un posto dove i loro figli ricevano l’attenzione che meritano. Lo racconta don Andrea Bellò, parroco di San Michele e Santa Rita al Corvetto, un’altra periferia, questa volta a sud di Milano: «Sappiamo di svolgere questo servizio per andare incontro alle esigenze dei genitori, in un quartiere povero dove capita che i bambini siano in giro da soli anche a quattro anni – sottolinea -. Però questa è anche una bella occasione, avere qui i bambini tutto il giorno ci permette di dedicare loro tempo e attenzione. Un’attenzione di cui rimangono stupiti, come quando abbiamo chiesto a qualcuno di mostrarci come funziona lo spinner».
L’attenzione alle famiglie è ovviamente anche dal punto di vista economico. Non tutte infatti riuscirebbero a pagare le quote di iscrizione all’oratorio, «ma per quelle di cui conosciamo le difficoltà non c’è neanche bisogno che chiedano lo sconto», fa capire don Andrea, spiegando che i problemi economici non sono mai un ostacolo, anche se chiaramente si passa prima dal rapporto e dalla conoscenza personale delle singole situazioni.
Una scelta ancora più radicale, sempre sul piano dei costi, è quella dell’oratorio milanese di San Martino, a Niguarda. «Chi c’era prima di me ha voluto che l’iscrizione fosse con un’offerta libera: una scelta che ho mantenuto e che condivido – spiega don Angelo Cavenago, ora parroco e già coadiutore dell’oratorio -, sia per dare un segno dello stile di carità cristiano, sia per la scelta di affidarsi al sostegno di tutta la comunità, finora sempre generosa».
Dalla periferia cittadina a un grande oratorio del nord-est milanese. «Per il secondo anno supereremo i mille iscritti», si inorgoglisce don David Riboldi, responsabile dell’oratorio Sacer e di tutti gli oratori della comunità pastorale di Cernusco sul Naviglio. Qui i ragazzi delle famiglie meno abbienti vengono inviati direttamente dal Comune. Una collaborazione stretta grazie all’offerta a 360 gradi che l’oratorio sa garantire, per esempio, restando aperto anche nel giorno della settimana dedicato alla gita. L’organizzazione deve essere del resto uno dei punti di forza di questo oratorio, dove sono impegnati anche venti adolescenti in alternanza scuola-lavoro, compreso chi si occupa del software per le iscrizioni e chi svolge compiti di segreteria.
La vera novità degli ultimi anni, però, è avere deciso di aprire l’oratorio anche ai ragazzi autistici, seguiti dalla Cooperativa Fabula, che condividono gli stessi spazi dei loro coetanei. Quest’anno a tutti gli educatori è stato proposto un corso su come approcciarsi ai ragazzi con disabilità. «Un modo – sottolinea don David – per prendersi cura anche di chi ha bisogno di attenzioni che non sono facili da interpretare. I nostri oratori diventano così luoghi sempre più accoglienti, dove si risponde a richieste che vanno ben al di là delle semplici caramelle».