Venerdì 7 febbraio a Casatenovo (Lc) l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, incontrerà i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso,il movimento giovanile di volontariato fondato nel 1967 dai salesiani padre Ugo De Censi e don Luigi Melesi, ascoltando i racconti del fratello missionario in Brasile, padre Pedro Melesi. Attivo in Perù, Ecuador, Bolivia e Brasile, il movimento sostiene da quasi sessant’anni un centinaio di missioni, offrendo alle comunità locali opportunità educative e lavorative.
Durante il suo viaggio in Perù nel 2023, l’Arcivescovo aveva visitato alcune delle realtà nate grazie all’Operazione Mato Grosso. Ora, a distanza di due anni, saluterà di nuovo i volontari che portano avanti questa esperienza di solidarietà. «All’incontro racconteremo una parabola che padre Ugo amava condividere con tutti i suoi compagni di viaggio – spiega don Ambrogio Galbusera, sacerdote salesiano legato al movimento -. Dopodiché lasceremo la parola ai veri protagonisti della giornata: i ragazzi. Ci diranno cosa ha significato e che valore ha ancora oggi per loro questa esperienza».
L’impegno dei giovani è uno degli elementi centrali dell’Operazione Mato Grosso, aperta a tutti, senza alcuna distinzione ideologica o religiosa. Pur essendo nato in ambito salesiano, il Movimento si è sempre definito aconfessionale, e si fonda sul principio che chiunque può fare qualcosa di concreto per aiutare chi è in difficoltà. Non esistono organi direttivi, né vincoli formali: l’appartenenza al gruppo è libera e basata esclusivamente sulla forza dei legami personali. I ragazzi sono coinvolti nelle attività del Movimento tramite un passaparola e dedicano così parte del loro tempo libero ad attività di servizio a favore di chi non ha nulla.
Oltre alle iniziative in Italia, a molti giovani è offerta la possibilità di partire per il Sudamerica per un’esperienza di volontariato. Ogni anno decine di ragazzi maggiorenni lavorano per sei mesi a fianco delle comunità locali, contribuendo alla realizzazione di progetti di sviluppo. Nel 2024 quasi cinquanta volontari hanno vissuto questa esperienza tra giugno e dicembre, unendosi ai 500 volontari permanenti.
«Là dove non c’era nulla negli anni abbiamo costruito scuole per ragazzi che altrimenti non avrebbero avuto alcuna possibilità di istruzione – prosegue don Galbusera -. Siamo partiti con le scuole primarie e oggi siamo arrivati fino al livello secondario. Abbiamo realizzato anche scuole d’arte per insegnare mestieri come la falegnameria e il mosaico».