Un ministero da vivere nella fede come uomini di fede. È questo l’auspicio che l’Arcivescovo ha espresso durante la Celebrazione della Parola per l’immissione nell’ufficio di parroci di quattro presbiteri, nel rito di investitura svoltosi nella Cappella dell’Arcivescovado, alla presenza dei Vicari episcopali di Zona monsignor Giuseppe Vegezzi (Zona I) e monsignor Franco Gallivanone (Zona II) e del Cancelliere arcivescovile monsignor Marino Mosconi.
Rinnovando la sua gratitudine a padre Daniel Mauricio Filho dei Legionari di Cristo (parroco ai Santi Martiri Nazaro e Celso – Quarto Oggiaro), a don Marco Galli (San Vincenzo di Viganò – Lecco), a don Carlo Motta (San Vittore a Esino Lario – Lecco) e a don Luigi Re Cecconi (Santa Maria Assunta a Golasecca – Varese), monsignor Delpini ha infatti indicato come vivere, in comunione con il Vescovo, il ministero appena assunto: «Questo momento ci permette di ricordare la radice del ministero, che non è soltanto un ruolo, un incarico, un modo di esercitare alcuni compiti, ma è la fede, il sentirsi toccati dalla grazia del Signore».
Fede che è anche «un modo di guardare la realtà con lo sguardo di Gesù. Cosa significa guardare alla gente, al territorio, anche a chi non viene in chiesa con uno sguardo di fede? Questa è la domanda che dobbiamo sempre avere dentro di noi. Certo, ognuno ha il suo carattere, la sua storia, le sue capacità particolari, pregi e difetti – ha proseguito -, ma il rischio di diventare protagonisti è sempre una tentazione insidiosa. Il parroco ha un ruolo importante, ma è a servizio come Gesù che si è messo a lavare i piedi ai discepoli. La fede è uno sguardo, una relazione con Gesù e una condivisione dei suoi sentimenti».
«Il desiderio di far giungere a tutti la salvezza da parte di Dio deve animare il vostro servizio con responsabilità», ha sottolineato ancora l’Arcivescovo, in riferimento al brano del Vangelo di Giovanni al capitolo 10 – il “buon pastore” – tradizionale per queste celebrazioni della Parola. «Vorrei raccomandare tale spirito di fede e di resistere alla tentazione di credere che il buon pastore sia il parroco: il buon pastore è il Signore, noi siamo solo a servizio. Questo ci dà coraggio e fiducia, ma ci rende anche umili, riconoscendo i nostri limiti. Vi auguro di essere uomini di fede e, come uomini di fede, di fare bene».
Poi la Professione di fede, il giuramento di fedeltà nell’assumere il nuovo ufficio a nome della Chiesa, con i parroci che salgono, a uno a uno, in altare per porre le proprie mani sul Vangelo e la lettura, da parte dell’Ordinario, del Decreto di immissione in possesso. Infine la preghiera universale, la recita corale del Padre Nostro, la benedizione di tutti i presbiteri che hanno ricevuto la nuova destinazione e il canto del Salve Regina concludono il Rito.