«La notte popolata da fantasmi, da incubi, da mostri, e la notte di Nicodemo, quella per sentire che la santità è la normalità dei cristiani, la strada più semplice per vivere bene». Le parole con cui l’Arcivescovo saluta e invita a riflettere i circa 300 adolescenti che lo ascoltano in Duomo – solo una parte dei 2000 che partecipano alla “Notte dei Santi” – sono il racconto di ciò che, nella concretezza si vive, il 31 ottobre, intorno alla Cattedrale. Con la gente che, nel buio della sera, cammina per le vie del cuore della città festeggiando, tra incredibili travestimenti, Halloween, mentre centinaia di giovani, per la maggior parte 14-17enni, entrano in Duomo, dopo essere partiti da piazza dei Mercanti, con le sue bellezze rinascimentali, per scoprire la storia dei santi.
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Scoprire i Santi che sono intorno a noi
I santi delle oltre 3000 statue e delle splendide vetrate del Duomo, ma anche delle molte immagini di santità che, magari poco conosciute, ci circondano ogni giorno. È, appunto, la “Notte dei Santi” che, alla vigilia della Solennità di Tutti i Santi, la Fom è tornata a organizzare, quest’anno in centro a Milano con la collaborazione dei percorsi educativi “Arte e Fede” della Veneranda Fabbrica del Duomo.
Modernissima la modalità con cui si articola la proposta (accolta da ben 2000 iscritti, un record), attraverso la guida virtuale di un Sant’Ambrogio in versione fumetto e la app “Metaverse”, con cui poter accedere alla realtà aumentata che permette ai partecipanti un viaggio affascinante, tra figure, vicende, testimonianze artistiche segnate dalla santità, come il paleocristiano battistero di San Giovanni alle Fonti, sottostante la zona dell’ingresso della Cattedrale. Insomma, tutto ciò che i ragazzi imparano a guardare con una realtà insieme fisica e virtuale, per poi disporsi a pregare e a riflettere. Via via che i gruppi si alternano, accolti dal direttore della Fom, don Stefano Guidi, a confrontarsi con loro ci sono l’Arcivescovo, che parla a 2 gruppi, e i vescovi ausiliari, monsignor Giuseppe Vegezzi e monsignor Luca Raimondi, i cui interventi sono centrati sul brano del Vangelo di Giovanni 3 con il dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo.
Immersi in una storia di santità
«C’è la notte degli spaventi, delle ore insonni, di fronte a ciò che ci aspetta domani e alla domanda su chi siamo; quella degli istinti, nella quale anche i bravi ragazzi bevono, provano il sesso e le pastiglie e di cui, al mattino, ci si vergogna. E c’è la notte quando Nicodemo va a cercare Gesù e pone le domande a cui nessuno sa rispondere, perché non richiedono solo delle parole, ma un vento forte amico che spinge a largo», scandisce il vescovo Mario. L’invito è a imparare a «vivere la notte di Nicodemo, in cui si cerca Gesù, ascoltando le sue parole scomode, che inquietano, perché dicono che quello che c’è di vero merita la benedizione di Dio e che il desiderio di bene si può portare a compimento oltre ogni previsione. Parole che dilatano gli orizzonti, che dicono di avere stima di se stessi, di amare di più, di guardare più lontano: quelle che non frenano, ma mettono in cammino».
Come accade quando si percorre una strada capace di far «cambiare idea sul mondo e sulla storia, perché si riceve una rivelazione che dice che Dio ama questa terra per Lui tanto preziosa da mandarvi il figlio. Quindi, noi cristiani non dobbiamo essere tra coloro che guardano al mondo e a questa umanità, di cui tutti parlano tanto male, come a un enigma incomprensibile, ma come a qualcosa che è amato da Dio».
È più normale dedicarsi al bene che al nulla
«Questa è la notte per sentire che siamo dentro un popolo immenso che viene da lontano e va lontano, che ha attraversato tante vicende, quando i cristiani erano i più apprezzati o, invece, perseguitati». Un’occasione in cui «sentirsi in compagnia», tra ragazze e ragazzi «normali», suggerisce ancora l’Arcivescovo che pare guardare negli occhi, a uno a uno, chi ha di fronte. «Normali – ripete, infatti – trovando, così, la risposta al dubbio che viene quando pensiamo che forse siamo un po’ strani perché andiamo all’oratorio e a fare un po’ di bene o perché andiamo in chiesa la domenica. Mentre tanti trovano particolarmente interessante tutto il resto, voi trovate importante pregare con il desiderio di diventare grandi. I santi ci dicono che è più normale essere buoni che insipidi, essere dedicati al bene più che al nulla. Questa è la notte per sentire che la santità è la normalità dei cristiani, la strada più semplice per vivere bene». E, dopo la preghiera silenziosa personale – per cui il vescovo Mario si mette in ginocchio davanti al tabernacolo dell’altare maggiore, come fanno anche i tanti giovani dietro di lui che riempiono la navata maggiore del Duomo -, la recita corale del Padre Nostro e la benedizione. «Che la vostra adolescenza, il vostro futuro siano sempre accompagnati dalla benedizione di Dio», conclude l’Arcivescovo che ricorda la sua Lettera scritta agli adolescenti, “Parla con Dio. Chiamare il Padre nella preghiera” (Centro Ambrosiano) che viene distribuita la termine della serata e che sarà disponibile nelle librerie dal 3 novembre.
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