«Vorrei trovare le parole giuste per dire la verità di Pasqua in un clima che sembra negare la Risurrezione e la speranza», confessa l’Arcivescovo nel suo augurio pasquale, in una situazione «inaspettata, strana, perfino mortificante».
Allora prende spunto dalla sera della prima Pasqua: le porte chiuse, i discepoli dentro la casa, intimoriti. «Ma Gesù si presenta, mostra le ferite e i discepoli esultano riconoscendolo». Quella casa si riempì di gioia «non per il contesto favorevole, ma perché Gesù risorto stava in mezzo a loro».
«In questi giorni dobbiamo rinunciare a molte cose a cui eravamo abituati – conclude l’Arcivescovo -, ma non vogliamo rinunciare a riconoscere Gesù risorto in mezzo a noi».