Con un breve whatsapp abbiamo immediatamente raggiunto, a poche ore dall’attentato, l’abbé Frederic Sanges, vicario parrocchiale della cattedrale di Nizza e responsabile diocesano per la Pastorale del turismo e del tempo libero. «Assicuro la preghiera – in questo momento di lutto – per la tua diocesi di Nizza, ma anche per la Chiesa intera», abbiamo scritto. Per concludere: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima. È Vangelo. Ci crediamo. Sentimi vicino».
Dopo qualche giorno di comprensibile shock, il sacerdote ci ha risposto ringraziando per la vicinanza e – senza concedersi al sociologismo – ha attinto parole di senso dalla celebrazione della solennità dei Santi: «Le giornate scorse sono state molto stressanti – ci ha scritto -. Ieri sera abbiamo potuto celebrare la Messa di riparazione. Un momento di comunione e conforto attorno al Vescovo che ha fatto bene a tutti». Il prete nizzardo, come tutti i suoi confratelli, anche in questo momento delicato non pensa a sé, ma alle persone coinvolte: «Ormai dobbiamo accompagnare nel dolore le famiglie delle vittime». E citando San Giovanni Paolo II, il cui programma ha forgiato una generazione di giovani tra cui quella dell’abbé Frederic, ha chiosato: «Come lo ricordi. Non abbiate paura». Le righe di congedo, infine, ci coinvolgono con una richiesta: «Preghiamo perché i parrocchiani entrino nella via del perdono».
La celebrazione cui si riferisce il sacerdote francese è quella che si è tenuta la sera del 1° novembre. Il rito di riparazione è necessario quando – all’interno di un luogo sacro – si commette un fatto grave, come un omicidio.
I sacerdoti hanno celebrato la prima parte, con paramenti color viola. La chiesa è stata immersa nell’oscurità e con l’altare spoglio. Il vescovo ha cosparso le pareti della basilica con l’acqua santa, «segno di conversione» che porta «nel cuore del mistero di un Dio d’amore». La luce si è quindi riaccesa e il vescovo e i sacerdoti hanno indossato abiti bianchi, come simbolo del «passaggio dalle tenebre alla luce». A quel punto è iniziata la messa dedicata alla festa di Ognissanti. La Croce di Cristo presente in ogni chiesa – ha detto il vescovo nella omelia – «è sempre segno dell’accoglienza, segno di un Dio dal cuore e dalle braccia aperte, di un Dio che propone a tutti un cammino di vita».