Una memoria che si fa, nel ricordo condiviso, insegnamento per l’oggi e per le sfide di domani.
Il convegno che, presso la Fondazione Ambrosianeum, ripercorre la vicenda umana e sacerdotale del cardinale Nicora è anche questo. Non a caso, “Attilio Nicora, educatore all’attività politica”, è l’appuntamento che la Fondazione ha scelto come primo momento – che si svolge alla presenza dell’Arcivescovo Delpini – delle sue attività per l’anno 2017-2018. Insieme all’Azione Cattolica ambrosiana, alla Fondazione Lazzati e alla Cooperativa in Dialogo (co-organizzatori dell’incontro), Ambrosianeum, come dice il presidente Marco Garzonio, intende così indicare la forza di un impegno laicale al servizio della Chiesa convinto e ribadito.
«Interessarsi del cardinale Nicora significa ripercorrere la vicenda personale di un uomo e di un principe della Chiesa. Ma, come conviene fare con un uomo come lui, significa anche aprire una finestra su anni forti della nostra vita che hanno accompagnato i travagli degli ultimi scorci del secolo scorso, aprendo alle prospettive di oggi», spiega Garzonio, che aggiunge: «Il convegno “Farsi prossimo” vide Nicora, allora vescovo ausiliare del cardinal Martini, tra i protagonisti. Egli seppe fare “da ponte” tra la visione “alta”, spirituale del cardinal Martini e la necessità di occuparsi anche di problemi molto pratici, come la casa, il lavoro che hanno possibilità di soluzione se vengono visti nell’ottica non soltanto assistenziale o, come si dice oggi, dell’emergenza, ma anche attraverso la considerazione di chi ha bisogno come persona umana».
E proprio rileggendo le famose “tesi di Assago”, dove si svolse lo storico convegno “Farsi prossimo” del 1986 nel quale Nicora parlò su “Educazione alla carità politica” e riflettendo sull’eredità del pensiero educativo del Cardinale varesino scomparso lo scorso 22 aprile, si articola il dialogo. L’alta competenza giuridica, la fine intelligenza, la chiarezza di vedute, il coraggio e l’audacia sono tratti, d’altra parte, che moltissimi gli hanno riconosciuto: basti pensare all’impegno profuso per l’applicazione dell’accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana del 1984 e la campagna per la cancellazione del debito dei Paesi impoveriti in occasione del Giubileo del 2000.
«Effettivamente, Nicora è stato uno dei personaggi più importanti della Chiesa italiana negli anni ’80-’90», sottolinea lo storico dell’Università Statale Alfredo Canavero. «Vorrei ricordare soprattutto il suo ruolo a Milano ai tempi di Martini. Un insieme, il cardinal Martini e l’allora monsignor Nicora, che ha dato un’impronta alla Chiesa ambrosiana. Una delle caratteristiche della Diocesi ambrosiana è quella di formare i sacerdoti che sono solidamente ancorati alla dottrina e alla teologia, ma hanno anche una capacità di muoversi nel mondo con grande esperienza».
Un profilo di spessore, dunque, intellettuale e spirituale, ma anche molto concreto: «Era capace di attenzione, amicizia, comprensione, comunicazione vicendevole di esperienze, di problemi, di convinzioni, di difficoltà. Qualcosa che andava oltre il suo servizio, la sua testimonianza, di cui tutti noi – la Diocesi, la CEI, il Consiglio delle Conferenze Episcopali dell’Europa – dobbiamo essere grati», evidenzia da parte sua monsignor Giuseppe Merisi, già vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana, amico e collaboratore del Cardinale.
L’intervento dell’Arcivescovo
Alla grande tradizione dei Pastori della nostra Chiesa fa riferimento anche l’Arcivescovo.
«Essere successore su una Cattedra così grande e importante mi fa sentire un poco smarrito», osserva Delpini, che fa parte del Comitato permanente dell’Ambrosianeum e da sempre ne segue le attività. Infatti, il suo è, anzitutto, un grazie e un incoraggiamento: «L’impegno di questa Fondazione culturale per i laici è fondamentale al fine di avere la capacità di affrontare i temi con intelligenza e attraverso un confronto aperto con la molteplicità delle culture che sono nella Chiesa milanese e nella metropoli. Che i laici abbiamo cose e parole da dire per coinvolgere in un senso di fraternità più vivace, cordiale e incisivo, mi sembra una responsabilità seria e urgente di fronte a un pensiero corrente se si manifesta spesso in forme banali, e anche ostili, a una certa sensibilità. Per questo incoraggio a confrontarsi con questa responsabilità. Non dobbiamo essere preoccupati della sopravvivenza delle istituzioni, ma appunto della responsabilità di lasciarci provocare dal presente e di guardare al futuro interrogandoci sulle sfide che si devono raccogliere».
Questo è un aspetto peculiare di una precisa “diocesanità” laicale, suggerisce l’Arcivescovo.
«Tale “diocesanità” ha come compito storico di essere accogliente, di far sentire milanesi coloro che sono arrivati da poco a Milano, anche perché questa coralità non risulta ora evidente e c’e il rischio che di creino tanti piccoli mondi. Generare laici attenti a tutto ciò, nel percorso di questa Chiesa e di questa metropoli, è cruciale».
Poi, il pensiero va al cardinale Nicora che fu rettore di Teologia del giovane seminarista Delpini: «Il fatto che Ambrosianeum abbia scelto di aprire quest’anno con la sua memoria merita grande plauso per la testimonianza cristiana che ci ha lasciato».
«Noi di Varese abbiamo un tratto abbastanza comune: siamo poco inclini a che si parli di noi, perciò credo che il vero modo di ricordare il Cardinale, come maestro, non è farne un ritratto ideale, ma farsi carico dell’eredità del suo pensiero di impegno ecclesiale e civile per un’educazione alla responsabilità nella politica e nella società che sappia custodire la passione per ciò che è buono, creando una generazione nuova».