In vista dell’incontro del cardinale Scola con il Coordinamento diocesano Associazioni, Movimenti e Gruppi, abbiamo raccolto i contributi di Silvia Landra, presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana, e di Alberto Sportoletti, rappresentante di Comunione e Liberazione nel Coordinamento, in merito al lavoro svolto negli ultimi quattro anni.
Silvia Landra (Ac): «Un dialogo profondo di cui abbiamo tutti bisogno»
L’esperienza di svolgere la segreteria del coordinamento diocesano che mette attorno al tavolo sedici diverse realtà ecclesiali è stata per me una piacevole sorpresa, connessa con l’incarico della presidenza in Azione Cattolica. Chiara sulla carta, nella pratica si è espressa come una novità in continua trasformazione.
Le realtà ecclesiali raccontano di un laicato che nella storia degli ultimi decenni si è organizzato per raccogliere sensibilità diverse dei credenti e metterle al servizio della Chiesa. Mostrano che la diversità dei carismi non è una retorica, ma un dato di fatto: non esiste il soggetto unico che li può esprimere tutti.
Nel recente passato alcune realtà ecclesiali in particolare sono state contrapposte e hanno vissuto lo scontro ideologico. Oggi la comunicazione tra noi è radicalmente cambiata, anche se dobbiamo tutti renderci responsabili di ciò che la storia ci ha consegnato, senza fingere che alcune fatiche non ci siano state e a tratti non permangano. In un certo senso siamo ancora alla scoperta di un modo nuovo per dialogare tra di noi e per scambiarci a vicenda i doni di cui siamo portatori, consapevoli che sarebbe un peccato di omissione lasciarci crogiolare nel brodo della frammentazione odierna, dove, volendo, si potrebbe stare tutti bene al posto, svolgendo il proprio senza particolari pretese egemoniche. E invece sentiamo di dover rispondere alla chiamata di essere pluriformi nell’unità, ovvero uscire allo scoperto, dire come sentiamo di contribuire al bene comune, dichiarare cosa va e cosa non va, educarci a un dialogo profondo di cui oggi abbiamo tutti bisogno come dell’aria che respiriamo, sia nel contesto civile che in quello ecclesiale.
Uno dei risultati semplici, ma non banali di questo percorso diocesano è la qualità del clima relazionale, che aumenta di volta in volta, riducendo gli aspetti formali a favore della fraternità. Ora ci si interroga su come meglio trasmettere sul territorio la forza della trasformazione in atto, cogliendo che c’è un dato sostanziale in questo cambiamento.
Silvia Landra
Alberto Sportoletti (Cl): «Riconoscersi diversi e uniti dallo Spirito»
Raccontare la mia esperienza negli ultimi quattro anni nel Coordinamento dei movimenti diocesano coincide con un cammino di cambiamento innanzitutto personale, di cui sono assai grato, perché frutto di fatti e incontri che si sono rivelati nel tempo puri doni.
Da un iniziale atteggiamento critico e dubbioso sull’utilità di quel luogo, espresso in reiterate domande a monsignor Bressan (che mi rispondeva con pazienza senza chiudere la questione, lasciandomi quindi il gusto della scoperta), ho cominciato gradualmente a capire che qualsiasi risposta data da altri sarebbe stata insufficiente se non fossi cambiato io nel modo di starci. Ricordo in particolare il suggerimento liberante di don Carron: non avere la preoccupazione di rappresentare il movimento o di convincere gli altri delle tue ragioni – mi disse in sostanza -, ma racconta l’esperienza reale che fai, quello che ti aiuta davvero a vivere come quando dialoghi con noi.
Mettere in comune l’esperienza reale dei vari gruppi sui temi che affrontavamo nel Coordinamento (dalla famiglia all’educazione dei ragazzi, fino allo spinoso tema della politica, con lo storico documento sulle elezioni amministrative 2016 firmato da tutti i movimenti) in paragone con le sollecitazioni del Cardinale, ha innescato un processo, come direbbe il Papa, che ci ha consentito di superare i pregiudizi e guardarci con la stima che nasce dal riconoscersi diversi e uniti dallo Spirito stesso che ha generato i nostri carismi: una unità nella pluriformità in atto.
Alberto Sportoletti