«Sentiamoci uniti e tutta la nostra Chiesa si senta convocata dal bene fatto, superando anche fatiche, talvolta, sofferte con asprezza. Uniti nel riconoscere ciò che abbiamo ricevuto, vogliamo accogliere questa grazia e che la gioia prevalga su ogni esitazione. Noi vogliamo rendere grazie al Signore perché il carisma di don Giussani ha fatto bene a tante persone e perché tutti siano invitati a trovare un punto può alto di unità. Voi che siete qui e tutti coloro che hanno incontrato il carisma di don Luigi devono rendere grazie, perché la Chiesa, nella sua verità antica, ha avuto un n uovo splendore, perché il cammino personale si è svegliato a una gioia e a una gratitudine».
Il rito
È un auspicio a camminare sulle strade della condivisione e dell’unità, quello che l’Arcivescovo, in un suo breve intervento, rivolge ai moltissimi fedeli riuniti nella Basilica di Sant’Ambrogio per un momento molto atteso, fin dal suo annuncio il 14 aprile scorso: l’apertura della fase testimoniale della causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione.
Decine i sacerdoti che non hanno voluto mancare, tra cui alcuni vescovi come monsignor Massimo Camisasca, emerito di Reggio Emilia e Guastalla, l’abate generale dell’Ordine Cistercense Mauro Giuseppe Lepori, l’assistente ecclesiastico diocesano di Cl don Mario Garavaglia. Così come i vertici del Movimento e della Fraternità di Cl, con il presidente Davide Prosperi e il suo predecessore don Julián Carron, il responsabile della Fraternità in Diocesi Francesco Cassese, rappresentanti ai massimi livelli dell’Associazione laicale Memores Domini e don Francesco Ferrari, responsabile degli Universitari e della Fraternità San Carlo, solo pe citare alcuni.
E, poi, volti noti della politica, anche a livello nazionale, gente comune di tutte le età e tantissimi ragazzi, seduti semplicemente a terra in basilica. Un migliaio di persone a cui si sono aggiunti gli 8000 collegati da remoto sul portale della Diocesi che ha trasmesso in diretta il rito, svoltosi nel contesto dei secondi vespri dell’Ascensione, data scelta non caso per la devozione sempre dimostrata da «don Gius» per tale solennità.
L’invito all’unità
E proprio riflettendo sull’avvio dalla fase testimoniale, «che sia un invito a riconoscere l’unità», monsignor Delpini ha aggiunto. «Come è affascinante un carisma della Chiesa: le cose che si sono sempre sentite, diventano rivelazione, le pratiche normali diventano entusiasmo, si aprono a una nuova vita. E come è nuovo un carisma, la cui verità si inserisce nella storia della Chiesa con un ardore che può magari causare sconcerto. Questo è stato presente nella storia di Cl che ha segnato soprattutto il nostro tempo e la nostra Diocesi, ma adesso, dando avvio al processo testimoniale, noi non vogliamo riepilogare eventi che hanno creato tensioni, ma entriamo in una fase nuova in cui la bellezza può essere apprezzata e dove il rapporto con altre istituzioni può essere interpretata come una grazia ricevuta».
Poi, le parole d’augurio dell’Arcivescovo. «Voglio augurarvi che, conservando questa gratitudine e questa gioia, si formino un cuor solo e un anima sola per la storia di un movimento così numeroso, diffuso in tanti luoghi della terra, pur nelle tensioni che possono accadere. Mi pare che tutti coloro che hanno riconosciuto in don Luigi un interprete della vita cristiana, debbano vivere l’essenziale di questo atteggiamento».
L’avvio della fase testimoniale
A 12 anni dall’inizio della prima fase di raccolta di documenti – l’annuncio venne fatto in Duomo il 24 febbraio 2012 dall’allora arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, in occasione della celebrazione di suffragio per il settimo anniversario della scomparsa di Giussani – continua così il processo canonico con un secondo step inserito, comunque, nella più complessiva fase diocesana e detto, appunto, testimoniale. Fase nella quale, secondo le previsioni, verranno ascoltati tra i 60 e gli 80 testimoni nel prossimo anno e mezzo.
Per questo, durante gli adempimenti formali del rito, l’Arcivescovo ha giurato e apposto il suo sigillo e la firma sui verbali della prima sessione pubblica della fase stessa, unitamente ai membri del tribunale, tra cui il delegato arcivescovile, monsignor Ennio Apeciti, responsabile diocesano del Servizio per le Cause dei Santi, Chiara Minelli, postulatrice, e il nuovo notaio attuario, monsignor Virginio Pontiggia.
Il ringraziamento del presidente Prosperi
«Siamo molto grati a papa Francesco, per l’attenzione e la stima che ha più volte espresso, anche pubblicamente, per la figura di don Giussani e per il cammino che il movimento sta facendo in questo periodo», ha detto, nel suo saluto conclusivo, Prosperi, ringraziando monsignor Delpini e coloro che da anni sono impegnati nell’istruire il processo e lo faranno in futuro. «Ora il compito principale a cui siamo chiamati è quello di intensificare le nostre preghiere per il bene della causa, nella speranza di poter vedere presto il servo di Dio don Giussani annoverato tra i beati e i santi della Chiesa».