«Prima della quarantena ero emozionata all’idea di partecipare a The Economy of Francesco. In particolare, sapere che persone provenienti dall’altra parte del mondo sarebbero venute ad Assisi per confrontarsi sui temi proposti dalla Laudato Si’ è stata un’importante conferma di quanto fosse diffusa la preoccupazione sui cambiamenti climatici e le sue ripercussioni sulle nostre società»: racconta così Marta Magnani, presidente Fuci Milano, le sue considerazioni riguardo al grande evento internazionale (che era previsto per marzo 2020), The Economy of Francesco (Eof), a cui parteciperà nel mese di novembre, insieme a Massimiliano Mariani, responsabile diocesano Acs (Azione cattolica studenti).
Come la pandemia di coronavirus ha cambiato le tue aspettative su questo evento?
La pandemia che abbiamo vissuto ha dato a noi partecipanti l’opportunità di conoscerci ben prima della data prevista. Adesso Eof non è più un evento di 4/5 giorni, ma un percorso iniziato a marzo e che continuerà fino a novembre tramite incontri telematici e continui scambi di idee. Penso che, a modo suo, la pandemia ci stia dando l’opportunità di arrivare a Eof più consapevoli delle nostre idee e della complessa interconnessione dei nostri Paesi. Sono certa che a novembre, quando potremo conoscerci dal vivo, avremo ancora tante cose su cui confrontarci, e spero che quanto stiamo preparando riesca ad entrare davvero nel dibattito pubblico.
Su che cosa in particolare state lavorando, in attesa di novembre?
Questa condizione di lontananza ci ha fatto sentire responsabili e corresponsabili delle sorti di una medesima casa comune. In particolare ci stiamo focalizzando su come cercare spazi di gratuità e aiuto disinteressato nei tradizionali sistemi economici, in particolare nell’ambito imprenditoriale; e in secondo luogo come cercare concretezza e applicabilità della Laudato Si’.
Parteciperai anche come ospite a un incontro formativo, che sarà pubblicato sui canali di Azione cattolica ambrosiana e Pastorale giovanile il 18 giugno. Il titolo dell’incontro è «Tempo del noi. There’s no plan(et) B». Su che cosa ragionerete?
Con la quarantena si è verificato un cambiamento delle nostre priorità, che si è esteso anche alle nostre modalità di consumo. Se prima tendevamo a soddisfare diversi bisogni, molti dei quali futili perché immediati e a portata di click, in quarantena abbiamo compreso che ciò che tiene la vita salda e stabile non si può comprare su internet. Con queste nuove consapevolezze il nostro consumo si orienta verso una maggiore essenzialità e sensibilità agli sprechi, una crescente attenzione alla qualità di ciò che consumiamo, e soprattutto un maggior desiderio di condivisione. Così ci sono i presupposti per sviluppare “nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione”. (Laudato Si’, 202).