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Intervista

Mosconi: «Visite natalizie alle case, un segno della vicinanza di Dio»

Questo l’aspetto che si è voluto preservare nel protocollo specificamente adottato dall’Avvocatura diocesano e qui illustrato dal Cancelliere arcivescovile, che spiega anche perché in questo caso non si può ricorrere a strumenti virtuali

di Annamaria BRACCINI

11 Ottobre 2020
Monsignor Marino Mosconi

Come si articoleranno quest’anno le benedizioni natalizie? A fare il punto sulle decisioni assunte dall’Arcidiocesi è monsignor Marino Mosconi, cancelliere arcivescovile: «Più che di benedizioni, in accordo col Sinodo diocesano 47°, dobbiamo parlare di “visita e benedizione natalizia delle famiglie” (cost. 68 § 2), che può essere effettuata da Ministri ordinati (presbiteri e diaconi) o da altri fedeli, consacrati o laici (ovviamente in questo caso la visita non prevede la benedizione). La particolarità di quest’anno è legata alla pandemia in corso e ogni comunità, in base al discernimento condiviso nel Consiglio pastorale parrocchiale o di Comunità pastorale, dovrà individuare le forme opportune con cui viverla. L’esortazione del nostro Arcivescovo è che, laddove ve ne siano le condizioni, sia preservata anche la forma tradizionale della visita a casa e per questo l’Avvocatura ha elaborato, in accordo con le competenti autorità sanitarie, uno specifico protocollo».

Perché questa scelta? Si vuole coniugare la necessità di tutelare la salute e, comunque, salvaguardare la relazione con i fedeli?
Quello che si vuole salvaguardare, nei limiti del possibile, è che quanti lo desiderano (vicini o lontani, comunque «fratelli tutti») possano ricevere un segno della vicinanza di Dio e della comunità cristiana nella loro stessa casa, che in questi tempi difficili è stata per molti luogo di rifugio, ma forse anche luogo della solitudine e della paura. La tutela della salute è ovviamente un dovere imprescindibile e solo l’attenta e scrupolosa osservanza del protocollo può dare adeguate garanzie in merito. Nonostante le cautele – adozione dei dpi, effettuazione della visita solo in presenza di adeguate condizioni sanitarie – e le limitazioni – stando sulla soglia o aerando l’ambiente e comunque intrattenendosi per un tempo breve – si potrà comunque portare a tutti coloro che lo desiderano un segno importante di speranza.

La visita potrà essere effettuata anche da religiose e laici. Prevedete che arriveranno molte richieste alle parrocchie? 
Non è possibile fare previsioni in merito. Quello che sta a cuore è impegnarsi per garantire a quanti lo desiderano la possibilità di questo incontro. L’esigenza posta dal protocollo è che non ci si potrà presentare inaspettatamente alla porta di casa, si deve sapere previamente che chi accoglie è in grado di ricevere la visita ed è preparato. La presenza di fedeli non ordinati, poi, non è finalizzata principalmente a incrementare le forze messe in campo per la visita, ma a mostrare un volto più completo di Chiesa.

Esiste la possibilità di una benedizione virtuale, magari per le categorie più fragili, come gli anziani, collegandosi da remoto con il sacerdote?
Gli strumenti virtuali ci hanno aiutato e ci aiutano, ma in questo caso non sono di utilità. Laddove non ci sarà una richiesta (anche se non si tratta di persone fragili) o non sarà possibile per la comunità cristiana predisporre la visita a casa, si dovranno individuare altre forme, che possono comunque essere proposte in aggiunta alla visita tradizionale, ma che passino però attraverso l’esperienza irrinunciabile del contatto umano. La creatività delle nostre comunità sarà per questo una risorsa preziosa, a partire dalla valorizzazione della preghiera in famiglia. Quello che in ogni caso ci rasserena è che anche nelle ore più difficili del lockdown il Signore non ha mai mancato di essere accanto a noi, come ci ricorda il mistero del Santo Natale.

 

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