Scomparso il 13 gennaio a 87 anni, monsignor Cecilio Rizzi, è stato amico e collega, successore alla guida della Cancelleria arcivescovile di monsignor Giuseppe Merisi, che con «don Cecilio» – come molti lo chiamavano con semplicità – ha sempre mantenuto un rapporto di amicizia sincera.
«Di lui – spiega Merisi, Vescovo emerito di Lodi – ricordo la grande capacità di cogliere il valore del nostro servizio, nel rispetto reciproco delle diverse responsabilità. L’amicizia si era poi allargata anche ai nostri ambiti familiari. Abbiamo compiuto viaggi insieme e di lui ho sempre ammirato la voglia di capire, di conoscere esperienze diverse o lontane dalle nostre. Aveva a cuore quel dialogo che il cardinale Martini, ovviamente a un diverso grado istituzionale, era riuscito a creare a livello europeo. Questo confronto era diventato per ciascuno di noi anche un’occasione di verifiche, di proposte, di messa a confronto delle differenti realtà. Ora potremmo dire che, in anticipo sui tempi, ci piaceva e sapevamo fare rete ante litteram, comprendere e mettere a servizio della Diocesi, in vari momenti della vita e nei differenti incarichi ricoperti, quello che avevamo imparato: su questo ci confrontavamo spesso».
«Il suo profilo umano era accogliente, amichevole, signorile, acuto nel giudicare i fatti, ma sempre misurato – aggiunge monsignor Merisi -. Era facile essergli amico, anche perché eravamo quasi coetanei, e infatti lo siamo rimasti sempre, anche quando lasciò la Curia per divenire parroco di San Francesco di Paola e, poi, negli ultimi anni».