Sacerdoti, consacrati/e, laici adulti ricevono il crocefisso in Duomo e partono per il mondo come missionari, compiendo una scelta coraggiosa, davvero degna di ammirazione e stima.
Centinaia di 19enni e giovani delle nostre comunità consegnano la Regola di vita nelle mani dei nostri Vescovi, esprimendo un cammino di fede che giunge a passi assai significativi nel tempo della giovinezza. Con questo gesto scelgono di dare alla propria vita uno stile, una forma cristiana: la Regola è infatti uno strumento assai prezioso, perché custodisce gli orientamenti circa il rapporto personale con il Signore Gesù, il servizio nella comunità cristiana e la testimonianza della sequela nei diversi ambiti di vita quotidiana.
Le radici della gioia
Che cosa accomuna gli adulti missionari con i giovani ambrosiani? Anzitutto un incontro misterioso con il Signore Gesù. Per i missionari si tratta davvero di un fuoco che divampa e può propagarsi: la conoscenza del Signore vivo e della sua Parola ha acceso il loro cuore. Per i giovani si tratta almeno di un volto incrociato per qualche istante, di aver sfiorato la bellezza di Cristo attraverso la cura della comunità.
Ritroviamo nelle parole di papa Francesco, alla veglia della Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona (leggi qui), un aiuto a leggere quanto condividiamo in Duomo nella Veglia missionaria diocesana con la Redditio Symboli. Lo stupore dell’incontro porta infatti a riconoscere le radici della gioia: uomini e donne testimoni che ci hanno raccontato l’amore di Gesù e continuano a provocare la nostra gratitudine. Da qui la partenza coraggiosa dei missionari e la scelta dei giovani di scrivere la Regola, dunque di desiderare uno stile di vita originale.
La gioia è missionaria. La fede attiva un movimento verso gli altri, ci spinge ad extra verso i confini del mondo. Lo Spirito muove i missionari a partire senza indugio come i discepoli di Emmaus e i giovani a non avere paura a costruire la propria esistenza senza prescindere dal dono della fede che hanno ricevuto.