Al mio arrivo nella periferia est di San Paolo del Brasile, la prima impressione fu quella di chiedermi come il Vangelo potesse incarnarsi nel brulicare frenetico del popolo, in quell´ammasso di case posticce arroccate su colline scoscese che sembravano vietare l´accesso agli sconosciuti: un vero labirinto urbano e il sorgere di un nuovo laboratorio di umanità. Quale, dunque, lo spazio vitale per l´annuncio della Buona Novella del Regno della vita? Sfida aperta sia nel contesto della foresta mozambicana che mi ha accolto poi, sia qui nella nostra terra, divenuta un crocevia di culture e religioni nel quale la Chiesa ha preso un volto sempre più «dalle genti».
In questo clima di rinnovato slancio dell´attività missionaria della Chiesa dettato dalla celebrazione del Mese missionario straordinario e dall’Assemblea sinodale per la Regione panamazzonica, e per il pressante invito che il nostro Arcivescovo fa, nella sua Proposta pastorale, affinché tutte le comunità possano avviare un anno all´insegna della missionarietà, mi permetto di rivolgere cordialmente (con il cuore) a tutti un invito a mettersi in viaggio, come Chiesa in uscita, per riscoprire il valore sempre antico e sempre nuovo della forza (ri)generatrice della Parola di Dio.
Questo itinerario lo faremo immaginandoci come una grande famiglia, oserei dire una fraternità universale, il Popolo di Dio. Un popolo di catechisti e catechiste, di operatori pastorali, di animatori e animatrici di comunità, di semplici uomini, donne e giovani che annunciano cieli e terra nuovi e denunciano con coraggio tutto ciò che si oppone alla vita in pienezza promessa dal Regno. Desiderei riempire la nostra mente, i nostri occhi, il nostro cuore con i volti, le parole, i sogni, i passi, i gesti di fratelli e sorelle che, spinti dalla carità di Cristo e dalla sua Parola, non si stancano di camminare fino alle periferie della storia e intercettare quell´umanità che attende di essere contagiata dalla gioia del Vangelo.
La missione, da sempre e in ogni luogo, è questione di fede ed è insita nel dna della Chiesa. Ma la fede nasce dall´annuncio evangelico e dalla testimonianza credibile del cristiano. L´apostolo Paolo in una sua famosa esortazione ci offre la dimanica essenziale di ogni azione evangelizzatrice che, nello scenario mondiale attuale, assume uno spessore profetico: «Come potranno invocare il nome del Signore senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza prima essere inviati?» (Rm 10,14-15).
La Parola di vita è alla portata di tutti, sospinge il discepolo missionario a incarnarsi, o abitare, dentro gli ambienti vitali dove è inviato. Consentitemi: obbliga il Vangelo a essere autentico, a essere generativo di vita ecosostenibile, di giustizia, di fraternità senza esclusioni, di coraggiosa parresìa per passare da un´azione pastorale di semplice conservazione a un servizio pastorale decisamente missionario, favorendo la nascita di uno stile permanente di missione, in tutto il corpo ecclesiale.
Sulle rive del fiume Zambesi, in Mozambico, con i catechisti si usciva in bicicletta e con mezzi poveri, una lavagna, un gesso, qualche foglio per scriverci su, si raggiungevano comunità isolate e, seduti per terra, si studiava insieme la Parola di Dio. Quanto entusiasmo e novità di vita suscitava in loro! Quella gioia contagiante è la stessa che abbiamo ricevuto quando, giovani, ci accalcavamo seduti nella nostra magnifica cattedrale nell´ascolto dello stesso messaggio di salvezza.
Al proposito, come sarebbe bello che sugli schermi posti lungo le navate del Duomo si potessero trasmettere in varie lingue frasi della Sacra Scrittura, così da contagiare i visitatori non solo con la straordinaria magnificenza del tempio, ma anche con la bellezza del Vangelo della gioia. «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole» (Sal 19,5).