È con un lungo, lunghissimo applauso che i fedeli ambrosiani accolgono in Duomo il nuovo arcivescovo di Milano Angelo Scola. La cattedrale mezz’ora prima del suo arrivo è già gremita, con le navate laterali affollate di famiglie e bambini. Anche piazza Duomo è piena fino alla statua di Vittorio Emanuele. Sono arrivati anche 4 pullman da Malgrate, città natale di Scola, 2 da Venezia e uno da Lorentino.
Ad attendere il nuovo Pastore sul sagrato c’era naturalmente il cardinale Dionigi Tettamanzi che lo ha accolto con grande cordialità, poi – varcato il portone – il cardinal Scola, come previsto dal rituale, si è inginocchiato davanti alla croce capitolare di S. Carlo e l’ha baciata.
Nel giorno in cui si ricordano S. Anàtalo e tutti i Vescovi milanesi, inizia così un grande evento di Chiesa. Lo conferma la presenza di un massiccio numero di tv, radio, fotografi e giornalisti (si contano ben 230 accrediti) pronti a raccontare un giorno memorabile per la diocesi ambrosiana e la città di Milano.
Alla celebrazione sono presenti tre cardinali (Ennio Antonelli, Gianfranco Ravasi e William Joseph Levada), 35 Vescovi, oltre 30 membri del Consiglio delle Chiese Cristiane e altrettanti del Forum delle religioni, e centinaia di preti ambrosiani. Nelle prime file le autorità civili, oltre a Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia; Guido Podestà della Provincia e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia; alcuni parlamentari, sindaci, rettori di atenei milanesi, rappresentanti del mondo imprenditoriale, del Tribunale e delle forze dell’ordine.
I due cardinali, Scola e Tettamanzi, avanzano lungo la navata centrale seguiti dagli applausi del popolo ambrosiano fino all’altare, dove avviene il gesto semplice, ma carico di significato: la consegna del pastorale di San Carlo dal predecessore al nuovo Arcivescovo di Milano. Lo scambio avviene tra i due con uno sguardo e un sorriso reciproco. Quindi il cardinal Tettamanzi ricorda quando nel 2002 ha ricevuto il pastorale dal cardinal Martini che gli disse: «Vedrai come sarà pesante», ma a sua volta dice, quasi a rassicurare Scola, che «è il pastorale stesso a portare il Vescovo».
Ma il momento forse più atteso è quello dell’omelia, che il cardinale Scola ha iniziato con voce commossa e poi sempre più ferma. Il nuovo Pastore si rivolge per la prima volta al “suo” popolo con parole alte e molto sentite. Commenta le tre letture e poi cita Montini, non ancora cardinale, la Missione di Milano, e non nasconde che anche oggi ci siano tante persone lontane da Dio, «sopraffatte dal mestiere di vivere».
Sa di aver assunto «un gravoso compito» del quale «dovrò rendere conto», per questo dice: «Ho bisogno di tutti voi». Ma le premesse sono già buone, fin da oggi infatti ha ricevuto «un abbraccio per me impensabile da S. Eustorgio, poi passando per via Torino, fino a piazza Duomo».
Una messa solenne e molto partecipata da tutti, con canti composti ad hoc dal Maestro don Claudio Burgio. Ed è ancora alla folla numerosa, dentro e fuori del Duomo, che il cardinale Angelo Scola ha rivolto lunghi ringraziamenti ricordando il cardinal Tettamanzi, «amico di lunga data», il cardinal Martini, «che in questi mesi con delicati gesti ha voluto intensificare il nostro rapporto». E poi Schuster, Montini e Colombo, «che hanno segnato la mia infanzia e giovinezza» e tanti altri «padri e maestri nella fede» come mons. Giussani, von Balthasar e Giovanni Paolo II, solo per citarne alcuni.
Ricorda con affetto la parrocchia di San Leonardo in Malgrate, Lecco, la diocesi di Teramo, «l’amata Venezia». Ma, «il mio grazie più intenso va ai milanesi che mi hanno accolto oggi con tanto calore». Il filo rosso che ha accompagnato forse tutte le tappe del suo ingresso è espresso nell’augurio finale rivolto dall’Arcivescovo Scola, «alla nostra Milano, metropoli illuminata, operosa ed ospitale: non perdere di vista Dio».
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