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Intervista

«Messale, le ragioni dei cambiamenti»

La seconda edizione entrerà in vigore nella prima domenica di Avvento (17 novembre). Monsignor Magnoli, segretario della Congregazione del Rito ambrosiano, illustra le variazioni (anche nell’apparato iconografico) di un testo utilizzato non solo in Diocesi, ma anche a Roma, Assisi, Lourdes, Fatima e in Terra Santa

di Annamaria BRACCINI

31 Luglio 2024

«In ragione della pubblicazione del nuovo Lezionario ambrosiano, fu rivista la struttura dell’anno liturgico; in particolare (come si ricorderà), con la sostituzione del tempo ordinario con i tempi dopo l’Epifania, dopo Pentecoste e, all’interno di quest’ultimo, quello dal martirio di San Giovanni Battista fino alla terza domenica di ottobre, per arrivare infine, all’Avvento. Tale cambiamento ha chiesto anche un adattamento del Messale. Un secondo elemento resosi necessario era l’aggiornamento del Santorale: infatti, i santi e beati crescono nel numero, come è avvenuto negli ultimi 35 anni». Nelle parole di monsignor Claudio Magnoli, segretario della Congregazione del Rito ambrosiano, queste le ragioni prime e fondamentali che hanno portato a realizzare la seconda edizione del Messale.

Vi sono altre motivazioni?
Un terzo elemento importante è che il Rito della Messa, nella sua struttura quotidiana, già nel 2020 aveva ricevuto un input nuovo per l’edizione del Messale romano. Era quindi necessario che il Messale ambrosiano recepisse meglio ciò che era stato rinnovato. Un caso per tutti, che ha fatto molto discutere, è la variazione della preghiera del Padre Nostro: ma anche, in maniera più consistente e corposa, l’inserimento della preghiera eucaristica per le Messe per varie necessità che, per la prima volta, entra anche nel Messale ambrosiano, per esempio con la preghiera per la Chiesa dalle Genti.

Nella sua Proposta pastorale l’Arcivescovo sottolinea che questa nuova edizione del Messale «è occasione per riprendere il tema del celebrare». Quindi è qualcosa di più di uno strumento liturgico? 
Senza dubbio. Infatti, abbiamo operato un lavoro di paziente e meticolosa rivisitazione dei testi per verificare la loro migliore aderenza al modo di parlare di oggi, riformulando alcune espressioni che sembravano diventate obsolete nel corso degli anni. Abbiamo così “ritoccato” diverse orazioni, prefazi, testi che erano prima in uso. Paradigmatico mi pare il caso del Preconio pasquale: non a caso l’Arcivescovo, nella Proposta, indica la ricchezza dei prefazi come «un’autentica miniera di spiritualità».

Monsignor Claudio Magnoli

Il Messale entrerà in vigore il 17 novembre, prima domenica di Avvento. Vi sarà una celebrazione particolare?
Stiamo prevedendo che l’Arcivescovo in Duomo, celebrando con il nuovo Messale, metta in evidenza l’importanza di questo cambiamento per la Diocesi. È probabile che vi sarà una consegna solenne accompagnata anche da un canto particolare o da momenti rituali specifici che stiamo ancora mettendo a punto.

Per l’apparato iconografico vi siete basati su illustrazioni già presenti nella prima edizione o ci sono novità?
Si tratta di circa 120 illustrazioni, per la quasi totalità tratte da codici di epoca medievale o tardo medievale tipicamente ambrosiani. Tuttavia, dove è stato necessario, le immagini sono state completate. Per esempio, per quanto riguarda il 16 dicembre, la commemorazione dell’annuncio a San Giuseppe, entrata con il nuovo Lezionario viene recepita dal Messale, si è scelta un’illustrazione nuova, ma sempre sulla falsariga delle immagini precedenti.

Ogni parrocchia della Diocesi deve dotarsi del nuovo volume, ma esistono anche realtà non ambrosiane che lo utilizzeranno?
Sì, cito qualche caso: le 4 Basiliche papali romane, il Santuario di Loreto, la Basilica di San Francesco ad Assisi, ma anche, all’estero, i Santuari mariani di Lourdes, Fatima, la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme e quella della Natività a Betlemme.