Vostre Altezze, stimate autorità, leader religiosi e cari fratelli e sorelle che vivono negli Emirati Arabi Uniti, nel Sultanato di Oman e Yemen, as-salamu alaykum! La pace sia con tutti voi!
Con grande gioia mi rivolgo a voi per la prima volta dalla mia nomina a Vicario apostolico per l’Arabia meridionale.
Ringraziamento
Prima di tutto, desidero ringraziare Dio Onnipotente che mi ha scelto per servire in questa parte del mondo. Ripongo la mia fiducia nella sua Provvidenza mentre inizio la mia missione nel Vicariato.
Desidero esprimere la mia gratitudine a Sua Santità, papa Francesco, per questa inaspettata nomina, che ho accettato con tutta umiltà e disponibilità a servire il popolo in questo Vicariato. Spero sinceramente di lavorare a stretto contatto con tutti voi.
Dopo otto anni di servizio nella diocesi di Milano, come vescovo ausiliare, il Signore mi chiama a essere pastore in questa regione così diversa dalla mia patria, ma che trovo affascinante a tanti livelli.
Ringrazio il Vescovo Paul Hinder OFM Cap per la sua calorosa accoglienza. Colgo l’occasione per esprimere la mia profonda ammirazione per il grande lavoro e il saggio consiglio che ha dimostrato durante i suoi 18 anni di servizio come Vicario apostolico dell’Arabia meridionale. Desidero seguire il suo esempio mentre mi metto completamente a disposizione del popolo di Dio in questa terra.
Desidero anche esprimere molta ammirazione e gratitudine a tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i fedeli laici che operano nel Vicariato. Un “grazie” speciale va all’Ordine dei Cappuccini che è fortemente impegnato nella missione di servire in questa regione.
Apprezzo molto l’importante lavoro svolto in tutte le parrocchie di questo Vicariato, le attività pastorali e, in particolare, i preziosi contributi delle scuole cattoliche. Le parrocchie sono un punto di incontro decisivo per tutte le persone, per tutti i fedeli e soprattutto per tutte le famiglie.
Che tutte le famiglie siano benedette da Dio! Quanto sono importanti per la Chiesa e per la società! Festeggiamo quest’anno come un momento speciale dedicato alla famiglia. Secondo il documento Amoris laetitia ogni famiglia è chiamata a essere “Chiesa domestica”. Le nostre famiglie accolgano sempre Gesù nella loro vita.
Inoltre, la nostra è una Chiesa di migranti; questo in un certo senso esprime la natura stessa di tutta la Chiesa. Siamo tutti pellegrini su questa terra, e attendiamo con ansia la pienezza del regno di Dio.
Vorrei anche estendere il mio saluto a tutti i cristiani appartenenti ad altre Chiese. Invito tutti i battezzati a rafforzare la conoscenza reciproca e a lavorare insieme nella speranza di poter un giorno celebrare i santi misteri insieme sullo stesso altare, condividendo lo stesso pane e bevendo dallo stesso calice di salvezza.
Il mio profondo apprezzamento va a questa terra, che ospita numerose tradizioni, è un crocevia dove persone provenienti da molte nazioni si incontrano, interagiscono e lavorano insieme ogni giorno.
I governanti, le autorità e i dignitari di queste nazioni hanno il mio pieno rispetto per la promozione dello spirito di rispettosa convivenza e tolleranza. S. Paolo nei suoi scritti ci chiede di pregare per i nostri governanti. Prego affinché ai governanti di questi Paesi sia data la saggezza di Dio per guidare le nazioni e i popoli sotto la loro cura sul cammino della pace e della prosperità. Dio ha chiamato tutti gli esseri umani a vivere insieme come fratelli, anche se appartengono a culture, popoli e religioni diverse.
Le mie preghiere speciali vanno a tutti coloro che sono nel bisogno. In modo particolare, prego per il popolo dello Yemen, in particolare per i bambini, che soffrono a causa del conflitto da diversi anni. Senza dimenticare le quattro Missionarie della Carità che, insieme ad alcuni laici, sono state uccise sei anni fa, nel 2016, rimanendo fedeli fino all’ultimo nel loro servizio agli ammalati e ai sofferenti. Che Dio porti pace e speranza nella vita del popolo dello Yemen.
Dialogo interreligioso e mondo fraterno
Ai miei fratelli e sorelle di diverse confessioni, vengo a voi come un fratello. Credo che, lavorando insieme come collaboratori e compagni, possiamo vincere ogni sfida. La recente pandemia, nonostante il suo volto brutale, ci ha insegnato a sostenerci. All’inizio del mio ministero di pastore di questo Vicariato, esprimo un grande desiderio di elevare il dialogo interreligioso e la promozione della fraternità universale secondo lo spirito del documento sulla fraternità umana, firmato dal Santo Padre, Papa Francesco e lo sceicco Ahmad Al-Tayyeb, il Grande Imam di Al-Azhar, il 4 febbraio 2019. Nell’introduzione di questo documento decisivo leggiamo: «La fede porta un credente a vedere nell’altro un fratello o una sorella da sostenere e amare». Quindi, le diverse religioni possono contribuire notevolmente alle società in tutto il mondo promuovendo la pace e l’amore.
Il fatto che questo importante documento sia stato firmato qui ad Abu Dhabi, ci rende tutti responsabili del suo messaggio di pace, in quanto invita tutte le religioni a lavorare insieme per il bene comune e la promozione della buona volontà perché ogni persona è amata da Dio. Siamo tutti chiamati a costruire un mondo più fraterno.
Inoltre, è mio grande desiderio poter agire pastoralmente promuovendo i contenuti di Fratelli tutti, la lettera enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale e così promuovere la pace e la giustizia insieme a ogni persona di buona volontà. Questa lettera enciclica è stata firmata da Papa Francesco ad Assisi, presso la tomba di san Francesco, il santo della fratellanza universale. All’inizio di questa lettera profetica Papa Francesco ci ricorda che il grande Santo di Assisi ha dichiarato: «Beati coloro che amano il fratello sia quando è lontano da lui sia quando è con lui». Nel suo modo semplice e diretto, san Francesco ha espresso l’essenza di un’apertura fraterna che ci permette di “riconoscere, apprezzare e amare ogni persona”.
La vita della Chiesa
Nel mio discorso ai fedeli cattolici, in particolare, vorrei esprimere il mio desiderio di servirli e aiutarli a crescere nella loro vita cristiana, promuovendo la bellezza dell’appartenenza all’unico corpo di Cristo, che è la Chiesa, composta da culture diverse, tradizioni spirituali e riti liturgici. Tutto questo è grande ricchezza; le differenze dei doni non devono mai dividerci, ma rendere più feconda la nostra unità: pluriformità nell’unità!
Lo Spirito Santo produce molti doni diversi, ma lo stesso Spirito crea l’unità complessiva. Lo Spirito Santo è «Armonia» stessa, ha scritto un antico Padre della Chiesa (San Gregorio di Nyssa). Siamo docili allo Spirito Santo e alla Chiesa, che ha il compito del discernimento.
Il primo compito del vescovo, infatti, è quello di assicurare il più possibile la cura pastorale del suo gregge. Penso all’importanza fondamentale di promuovere la vita cristiana in tutte le sue dimensioni: una vita di preghiera; l’ascolto e la contemplazione della Parola di Dio; la celebrazione dei sacramenti, in particolare della Santa Eucaristia. È proprio nell’Eucaristia che troviamo la bellezza, la gioia e la pienezza dell’essere cristiani, racchiusi nell’amore fedele di Gesù Cristo, che ha dato la propria vita per la nostra salvezza.
Siamo tutti chiamati ad approfondire il rapporto tra fede e vita quotidiana; tra il Vangelo e il nostro modo di pensare il senso della vita. Soprattutto il legame tra l’Eucaristia e le nostre attività quotidiane: la vita cristiana ha una forma eucaristica. Un antico autore diceva che i cristiani sono coloro che vivono secondo il mistero che celebrano nell’Eucaristia. I cristiani sono “coloro che vivono secondo il Giorno del Signore” (Sant’Ignazio di Antiochia). Questa frase mette in evidenza la connessione tra la realtà dell’Eucaristia e la vita cristiana quotidiana.
Fin dall’inizio del mio ministero, e secondo la guida di Papa Francesco, desidero sottolineare l’importanza di promuovere sempre più la sinodalità nella nostra Chiesa. Ammiro molto il cammino sinodale che avete già intrapreso sotto la guida del vescovo Paul Hinder. Questa è davvero la strada giusta sulla quale dobbiamo continuare il nostro cammino. Essere Chiesa sinodale significa sempre ascoltare la Parola di Dio, promuovere il dialogo reciproco, condividere la nostra vita ordinaria, partecipare attivamente alla vita delle nostre comunità e alle azioni liturgiche, sostenere l’intima comunione tra tutti i fedeli, assumendo la piena responsabilità di vivere il Vangelo nella vita quotidiana, per dare il nostro contributo per il bene di tutti.
Nella condivisione e nella carità, esprimo l’importanza di vivere profondamente nello spirito di reciproca solidarietà, in particolare con tutti coloro che sono nel bisogno. Gesù ci ha comandato di «amarci gli uni gli altri come io ho amato voi».
Preghiera finale
Chiedo a Dio la grazia di essere pastore secondo il cuore di Cristo e chiedo la benedizione dell’Altissimo su tutti i cattolici, su tutti i cristiani e su tutti gli abitanti di questa terra. Sappiamo molto bene che, a prescindere dal nostro impegno sincero e dal nostro sforzo per creare un mondo più giusto e solidale, non possiamo ottenere nulla senza la grazia di Dio: ci affidiamo completamente alla misericordia di Dio per migliorare questo mondo: come è scritto nel Salmo 127, «Se il Signore non costruisce la casa, i costruttori faticano invano. Se il Signore non veglia sulla città, il guardiano veglia invano».
Concludo invocando su di voi la benedizione di Dio nelle parole di San Francesco al fratello Leone: «Il Signore vi benedica e vi custodisca. Possa Egli mostrarvi il Suo volto e avere misericordia. Possa Egli volgere il Suo volto a voi e darvi la pace. Il Signore vi benedica!».
Maria Santissima, Madre di Dio, ci custodisca nel bene, con la sua materna protezione che ci accompagna sempre. A Lei affido il mio ministero in questa terra. Affido tutti voi al suo amore.
E vi chiedo umilmente di pregare per me e per il mio ministero nel Vicariato.
Abu Dhabi, 2 luglio 2022