Sono da poco trascorsi quarant’anni dalla morte del Venerabile Marcello Candia (31 agosto 1983), fulgida figura di missionario laico la cui vocazione è maturata nella Diocesi di Milano e il cui impegno ad gentes si è concretizzato in Brasile, in primo luogo a Macapà, nella Diocesi che sta per accogliere l’arcivescovo Delpini.
Nato nel 1916, Candia eredita il senso di disciplina dal padre (imprenditore in campo chimico) e la sensibilità caritativa dalla madre. Laureato in Chimica (e poi anche in Farmacia e in Biologia), assume la direzione dell’azienda di famiglia, ma nel contempo si prodiga nella creazione e nel sostegno di diverse istituzioni benefiche e assistenziali.
Nel dopoguerra gli incontri con il cappuccino Alberto Beretta (fratello di Gianna Beretta Molla, da poco Venerabile) e con il padre del Pime Aristide Pirovano (futuro Vescovo), entrambi missionari in Brasile, aiutano lo sviluppo della sua vocazione ad gentes. Sostiene economicamente l’attività di Pirovano a Macapá, alle foci del Rio delle Amazzoni, e matura la decisione che segnerà la sua vita: partire lui stesso per la missione, da laico, in virtù del battesimo. Proprio Macapà sarà la sua destinazione, quando potrà cessare l’attività industriale.
A metà degli anni Cinquanta i suoi progetti vengono ritardati dall’esplosione del suo stabilimento: prima di partire, deve pensare alla ricostruzione. Ma il suo proposito resta fermo e nel 1960 avvia a Macapà i lavori di quello che sarà il più grande e moderno ospedale in terra amazzonica.
Nel 1965 parte finalmente per realizzare il suo sogno di vivere accanto agli ultimi della terra. La realizzazione dell’ospedale prosegue non senza ostacoli: il progetto non è condiviso da tutti, il materiale non basta mai e le autorità locali, non convinte delle reali intenzioni di Candia, non collaborano. A fianco delle opere educative e sociali che progetta, Candia pensa sempre a luoghi e case di preghiera, dato che è questa a nutrire quelle.
Nel 1969 il nosocomio viene inaugurato: è intitolato a “San Camillo e San Luigi” e nel 1975 Candia lo dona ai Camilliani, nell’auspicio di preservare nel tempo lo spirito missionario e le finalità caritative per cui l’ha voluto.
Nel frattempo Candia si è imbattuto per caso nella colonia di Marituba, ai margini della grande foresta: vi vivono alcune centinaia di lebbrosi, in uno stato di prostrazione fisica e morale e di completo abbandono. Decide di trasferirsi lì e da allora si adopera per dotare la colonia di servizi sanitari, educativi, sociali e spirituali, restituendo agli abitanti di quel ghetto dignità umana e cristiana. Nel 1980 Marituba viene visitata da Giovanni Paolo II, che salutando Candia gli dice: «Ho tanto sentito parlare di lei!».
Prima di morire nel 1983, Candia crea una Fondazione a suo nome, che ancora oggi garantisce continuità e sviluppo alle opere da lui create. A Macapà la Fondazione sostiene le scuole materne, gestite dalla diocesi locale, per un totale di 1500 alunni; il Centro ambulatoriale dei Cappuccini; la scuola agricola con la presenza di tanti giovani; la Casa da hospidalidade che accoglie centinaio di minori con gravi disabilità a livello psichico, assistiti dalle Piccole Suore della Divina Provvidenza e dal personale laico. Prima di morire nel 1983 Candia lasciò come consegna che, se la Fondazione fosse entrata in crisi o si fosse estinta, la casa di ospitalità avrebbe dovuto essere l’ultimo luogo da abbandonare.