Link: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/magnoli-la-messa-deve-arrivare-al-cuore-del-mistero-cristiano-215005.html
Sirio 18 - 24 novembre 2024
Share

Intervista

Magnoli: «La Messa deve arrivare al cuore del Mistero cristiano»

Il responsabile diocesano della Pastorale liturgica commenta le sottolineature che l’Arcivescovo ha fatto a proposito delle celebrazioni parlando della “Chiesa in debito” nell’omelia della Messa crismale

di Annamaria BRACCINI

22 Aprile 2018

Ancora la “Chiesa in debito” con l’indicazione riguardante l’Eucaristia a cui è orientata tutta la liturgia. Ma cosa significa che «i preti, i diaconi devono imparare a celebrare con vivo senso del mistero», come ha detto monsignor Delpini nell’omelia della Messa crismale? «È il secondo “debito” dopo quello della Parola – osserva monsignor Claudio Magnoli, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale liturgica -. L’Arcivescovo mette in evidenza come la liturgia, che ha il suo vertice appunto nell’Eucaristia, è il momento in cui la Chiesa dice se stessa, annuncia ciò che ha di più caro, celebra quello che ha di più proprio».

È questa la ragione per cui vi è la necessità di entrare sempre più profondamente nel Mistero celebrato?
L’Arcivescovo mette in luce due aspetti. La prima attenzione è quella inerente all’atto celebrativo ben curato in tutte le sue parti perché, come dice il Concilio Vaticano II, risplenda di una «nobile semplicità» e diventi capace, attraverso i suoi segni, i gesti e le parole, di comunicare la profondità di quanto che viene celebrato. È chiaro che è un invito generale, ma credo che si tratti di un’indicazione che è nata e corrisponde alle visite che monsignor Delpini, anche nella sua veste di Vicario generale, in questi mesi ha compiuto in tante comunità. Non a caso, cita «la cura per la Celebrazione e la promozione della partecipazione di tutti i fedeli, quale priorità indicate nella conclusione della Visita pastorale del cardinale Scola e nella Lettera alla Diocesi di quest’anno».

Perché?
Perché il primo incontro che si ha con una comunità è con il suo modo di celebrare: quindi, non solo i sacerdoti e i diaconi, ma anche tutti i collaboratori laici e ogni comunità cristiana sono chiamati a “crescere” per arrivare a livello di una buona celebrazione.

E il secondo aspetto?
È quello – sempre stato molto a cuore al nostro Arcivescovo – che non si resti alla pura forma celebrativa, ma che, attraverso essa, si arrivi, potremmo dire, al cuore del Mistero, e cioè all’incontro con il Cristo morto e risorto. È questo che ci santifica, mettendo in movimento una vita nuova, una dimensione di comunità coesa, unita, fraterna, in grado di giungere al perdono reciproco e alla collaborazione là dove è richiesta, anche con le realtà che sono al di fuori della comunità.

Insomma, una vita personale e comune che matura in una convinta opera di santificazione?
Sì. La liturgia, così, nelle due sottolineature della “Chiesa in debito” strettamente collegate tra loro, diventa volano, di unità della persona e principio capace di generare una comunità veramente fraterna e nuova. Ciò di cui tutti, a livello personale e comunitario, abbiamo tutti bisogno per evitare un rischio chiaramente espresso da Delpini quando dice: «L’assemblea e persino i celebranti sono tentati di vivere la Messa domenicale e le altre celebrazioni della Comunità con un automatismo che rende evanescente il senso del Mistero».22

Leggi anche

In libreria
Copertina La Chiesa in debito

«La Chiesa in debito», in un instant book l’omelia della Messa Crismale

Pubblicato dal Centro Ambrosiano, sarà in distribuzione dopo Pasqua. In vendita anche on line